Se c'è un libro dove manganelli ha mostrato, nella forma più radicale ed estrema, che cosa intendeva per letteratura, è questo. Ed è senz'altro una concezione allarmante rispetto a quelle correnti. Per manganelli, la letteratura è qualcosa di ben più temibile ed enigmatico di quel che pensano quanti si sforzano «di mettere assieme il bello ed il buono». A costoro la letteratura non può che rispondere «con sconce empietà». Perché il suo compito non è di interpretare, documentare, esprimere idee, semmai di disorientare, inquietare. Di ridere - astratta e solitaria. È il riso antico di dioniso, senza il quale non ci sarebbero parole. Cadono così, sotto i colpi di manganelli, molte certezze: persino la fiducia che riponiamo nella figura dello scrittore. Che in realtà è solo un «passacarte», un grande mentitore, agito dalle parole. La scrittura, infatti, accade, e lo attraversa e parla per suo tramite. Ma anche i lettori non hanno di che stare tranquilli. Devono finalmente rendersi conto che coltivano una «dolce e ritmica demenza».
L'aborto, l'amor di patria, carosello e l'insegnamento del latino, le raccomandazioni e il caso tortora: su temi come questi manganelli è intervenuto, nel corso degli anni settanta e ottanta, usando un'arma che gli era massimamente congeniale - il 'corsivo fulminante'. E da quei corsivi sbiechi e solitari emerge un ritratto dell'italia che oggi più che mai lascia ammirati e scossi per la sua precisione.
«un libro straordinario, centuria». - italo calvino «che la psicologia sia la materia prima delle presunte astrazioni manganelliane, già lo sapevamo dagli altri libri; solo che qui risulta con l'evidenza e l'acutezza introspettiva d'una classica raccolta di ‘caratteri': l'uomo che ama attendere agli appuntamenti (trentatré), o i rapporti tra il signore lievemente miope e la signora taciturna (ventidue) o il metodo per estrarsi fuori dal mondo dell'uomo che soffre d'insonnia (novantanove). «l'altro polo dell'universo manganelliano (simmetrico e spesso speculare alla psicologia) è la teologia: teologia dell'inesistenza, naturalmente. Gli altri libri ne costituiscono una summa, che qui viene esemplificata in parabole: quali quella del guardiano dei gabinetti (ottanta) o dell'architetto non credente (trentasei) o di una infernale creazione del mondo (novantasette).