Yukio mishima era convinto che la verità può essere raggiunta solo attraverso un processo intuitivo in cui pensiero e azione si trovano uniti. Questa filosofia di vita gli derivava dal pensiero di wang yang ming (1475-1529) e dall'etica dei samurai che a esso si ispirava. L'ideologia dei guerrieri antichi era, per mishima, l'essenza stessa della giapponesità, della sua natura più vera. Alla fine degli anni sessanta, egli risolse o credette di risolvere i dilemmi esistenziali, che aveva rappresentato nei suoi romanzi, con una scelta para-militare: contrapponendo il linguaggio della carne al linguaggio delle parole. In questo volume vengono raccolti cinque testi che testimoniano questa scolta: 'lezioni spirituali per giovani samurai' (1968-1969); 'l'associazione degli scudi' (1968); 'introduzione alla filosofia dell'azione' (1969-1970); 'i miei ultimi venticinque anni' (1970); e il 'proclama' che mishima lesse il 25 novembre 1970, pochi istanti prima di suicidarsi.
Alla fine del 1936 george orwell arriva in spagna per scrivere alcuni articoli sulla guerra civile in atto che vede contrapposti il governo legittimo della repubblica, sostenuto da anarchici e comunisti, e le truppe nazionaliste di francisco franco. Il suo fervore e le sue convinzioni politiche lo spingono ben presto a impegnarsi in prima persona e ad arruolarsi nelle milizie del poum, formazione marxista e antistalinista, sperimentando le sofferenze e le privazioni di una dura guerra di trincea. 'omaggio alla catalogna' costituisce la cronaca di quei giorni carichi di speranza per una rivoluzione sociale che sembrava dietro l'angolo ma che divenne ben presto un sogno svanito. Ispirandosi a quest'opera, nel 1995 il grande regista inglese ken loach, intervistato in esclusiva per questo libro, avrebbe portato nelle sale uno dei suoi film più toccanti: 'terra e libertà'.
'e i nostri volti, amore mio. 'è l'inizio di una lettera d'amore che l'autore firma di suo pugno e dedica ad ognuno di noi; un colloquio intimo con il lettore, lungo un percorso indisciplinato, che fonde saggistica, prosa e poesia, riflessione e racconto, frammenti presi dalla vita, ricchi di stimoli e intuizioni; una narrazione coinvolgente che pone a confronto con cose piccole e quotidiane, e con emozioni ritratte con un'intensità e una precisione folgoranti. Un cimitero sulla collina, la storia di van gogh, un quadro di caravaggio. L'autore descrive ogni cosa come se la vedesse per la prima volta, e fa nascere nel lettore lo stupore di guardare il mondo in una luce nuova. Un diario intimo che è un'educazione sentimentale alla vita, denso degli interrogativi che attraversano l'esistenza di ogni uomo.
Con la consueta scrittura brillante e divertente, bryson ricostruisce non solo la biografia di un uomo, ma anche un'epoca di intensa vivacità culturale e grande libertà di pensiero. Sulla vita e l'opera di william shakespeare sono stati versati fiumi d'inchiostro, quasi nulla tuttavia possiamo affermare con certezza, tanto che alcuni studiosi hanno persino dubitato della sua esistenza. Attingendo al guazzabuglio di curiosità che ruotano intorno alla figura del bardo, bill bryson ci offre oggi uno shakespeare mai raccontato e un delizioso affresco della vita londinese nel periodo elisabettiano, in cui i teatri, sempre affollati, aprivano alle due del pomeriggio, il biglietto d'ingresso costava un penny e per gli spettatori più golosi erano in vendita birra, pan di zenzero, noci, mele e pere «che potevano trasformarsi in missili nei momenti di delusione».
Sull'impresa di alessandro magno, il giovane re della macedonia che, partito dalla grecia nel 334 a. C . , conquistò in dieci anni lo sconfinato impero persiano arrivando fino in india per poi morire a 33 anni a babilonia, furono scritte subito numerose opere, a metà tra il racconto storico e il romanzo d'avventura. Tra le poche giunte fino a noi, l'anabasi di alessandro, scritta cinque secoli dopo la morte del suo protagonista e ancora oggi alla base della moderna storiografia sul macedone. Il fascino di questo libro è dovuto non tanto al racconto delle battaglie, degli espedienti, della vita d'accampamento, quanto al senso di apertura a mondi diversi e sconosciuti, alla meraviglia di fronte all'immensità della terra e alla varietà dei suoi abitanti, alle esperienze e agli incontri con le genti più diverse vissuti senza pregiudizi etnici, al racconto del grande progetto – rimasto incompiuto per la prematura morte del conquistatore – di fusione tra i popoli, che avrebbe unito tutto il mondo conosciuto in un'unica patria.
Seneca è forse il più moderno dei filosofi antichi. Di certo, il più vicino alla nostra sensibilità e al nostro gusto letterario. Pensatore non sistematico, nelle lettere a lucilio seneca non propone un sistema filosofico cui conformare la propria vita, ma traccia piuttosto un itinerario, di cui ogni lettera è una tappa, verso la virtù e la vera libertà interiore, proponendosi come compagno di viaggio più che come maestro. Scrittore raffinato e fortemente innovativo, seneca crea nelle lettere uno stile particolarissimo, nervoso e inquieto, specchio di un'inesausta ricerca nei segreti dell'animo umano e nelle contraddizioni che lo lacerano. Luca canali propone nell'introduzione una chiave di lettura della filosofia di seneca alla luce delle sue tormentate vicende biografiche.
Un demone si aggira intorno alla terra, fiero della sua solitudine e della sua potenza ma triste di non saper amare; finché scorge la bellissima tamara: si innamora, fa sì che il fidanzato della giovane venga ucciso e poi, invisibile, la seduce a poco a poco con la bellezza delle sue parole. Ma un unico bacio d'amore e di morte lo riporta alla tristezza e alla mancanza d'amore. Il demone è il più famoso poema romantico della letteratura russa, punto di incontro di suggestioni letterarie, opera di passione e specchio della tormentata esistenza del poeta. Eco di una rappresentazione misterica in termini romantici, è un'opera ricca di evocazioni paesaggistiche del caucaso e di intuizioni profonde dei moti dell'animo: dall'ingenuità di tamara, salvata dal cherubino nonostante sia morta tra le braccia del diavolo, alla psicologia del demone, destinato alla solitudine eterna e vinto nel suo, sia pure appena accennato, bisogno d'amore.