Un'antica opera lirica. Uno strano furto. Un'indagine inquietante per il commissario calligaris. Mentre le prime avvisaglie della pandemia cominciano a preoccupare il mondo, adalgisa calligaris riceve in commissariato la denuncia di filippo acquacheta: qualcuno avrebbe rubato dalla tenuta della sua famiglia lo spartito di un'antica opera lirica, chiamata rosamunda. Lui e suo zio fortunato l'hanno cercata ovunque, ma senza successo. Peccato che dell'esistenza di quest'opera non ci sia alcuna prova. Lo zio di filippo ne sarebbe infatti venuto a conoscenza in sogno, su indicazione nientemeno che di giuseppe verdi. Adalgisa, impossibilitata ad accettare la denuncia del furto di qualcosa che probabilmente non esiste, manda via il ragazzo. Ma quella che sembrava una storia strampalata si trasforma ben presto in qualcosa di più. Malachia capoccetti, membro della squadra che gli acquacheta avevano ingaggiato per cercare l'opera, viene trovato morto pochi giorni dopo: nonostante l'assurdità della storia, adalgisa non può che cominciare a indagare.
Cleopatra ha appena diciotto anni quando succede al padre, tolomeo xii. Ha un unico obiettivo: riportare l'egitto alla grandezza di un tempo. Sulla sua strada ci sono mille nemici – funzionari corrotti, ufficiali spietati, consiglieri sleali e persino un fratello pronto a tutto pur di strapparle il trono – eppure il nemico più pericoloso, quello che può davvero mandare in frantumi il suo potere è roma, con la sua furia conquistatrice e il suo esercito poderoso. Ma non c'è sfida cui cleopatra non possa tenere testa: armata di un'ambizione senza pari e di un'ammaliante sensualità, si presenta al grande giulio cesare e ne diventa subito l'amante. Vuole avere un figlio da lui, un maschio che sia riconosciuto da roma come faraone e possa quindi regnare in pace. Ma, dopo la nascita di cesarione, cesare viene ucciso e cleopatra si ritrova a fronteggiare avversari ancor più decisi a sbarazzarsi di lei. Finché, contro l'orizzonte della storia, non si staglia la figura di marco antonio…
Quando maureen paschal, giovane giornalista nota per le sue ricerche sulla figura di maria maddalena, riceve una lettera da bérenger sinclair, un nobile scozzese che la invita nel suo castello in francia il giorno del solstizio d'estate per rivelarle un segreto che la riguarda, non sa che si sta lanciando in un'avventura densa di misteri e di morte. Guardando una fotografia di maureen, sinclair ha riconosciuto l'anello che la donna ha al dito, donatole da un antiquario di gerusalemme. Secondo la leggenda, solo l'eletta può portarlo, colei a cui è dato di scoprire i papiri segreti che maria maddalena ha portato con sé fuggendo dalla galilea, e che sono nascosti in linguadoca. Sono testi rivoluzionari, che molti hanno cercato invano di recuperare nel corso dei secoli e che raccontano del legame tra la maddalena e gesù, e dei figli nati dal loro matrimonio. Ma sinclair non è l'unico a interessarsi ai preziosi papiri. Anche una setta segreta, la temibile corporazione dei giusti, è disposta a tutto, persino all'omicidio, pur di impadronirsene.
L'incontro casuale con il nome di un compagno del liceo nell'elenco del telefono suscita nel narratore l'improvviso ricordo di un amico e di un'età perduta. È la scintilla che risveglia un'incursione nei territori della memoria: il liceo, la colonia penale dell'adolescenza, la passione per la fotografia, la bella che tutto trasfigura e in cui ci si perde, il lavoro nell'orto del nonno, il rifugio dei libri, l'esperienza di una radio libera prima, di un circolo culturale poi. Sullo sfondo, la guerra del vietnam, la contestazione, le prime avvisaglie di quella che diventerà la lotta armata. Marani lavora come traduttore principale e revisore presso il consiglio dei ministri dell'unione europea a bruxelles.
Dall'autore di perché siamo antipatici? Il libro che spiega il divorzio tra i cittadini e la politica«se in tante democrazie il popolo è in rivolta verso l'establishment, se in america gli operai hanno preferito lo scorrettissimo miliardario trump alla correttissima democratica clinton, se nel regno unito le periferie e le campagne hanno decretato la vittoria della brexit, se in francia i ceti popolari guardano a marine le pen, se tutto ciò accade, il divorzio fra sinistra e popolo non può più essere pensato come un fenomeno solo italiano. »dodici anni dopo la pubblicazione di perché siamo antipatici? Luca ricolfi torna sui temi che hanno fatto unanimemente apprezzare la sua ricerca, ripercorrendo i cambiamenti sociopolitici degli ultimi quarant'anni, dalle origini della globalizzazione alla crisi delle economie avanzate, per arrivare a una dolorosa, stringente riflessione: ovunque in occidente il popolo cerca protezione dalle conseguenze della crisi e dalle fragilità dello scenario globale, ma la sinistra inevitabilmente impegna le sue energie per sminuire i problemi che gli elettori percepiscono come principali: disoccupazione, politiche di austerità, immigrazione, terrorismo. Se dunque, al di qua quanto al di là dell'atlantico, i cittadini alzano aggressivamente la testa nei confronti di una sinistra impotente quando non addirittura cieca di fronte all'onda montante di paura che li travolge, non è così strano che il populismo si proponga come risposta, per quanto sommaria e inadeguata, alle angosce del presente.
Una serie di oscuri delitti. Una setta misteriosa in cerca di vendetta. Un testamento scomparso che lascia dietro di sé una scia di sangue. Palermo. Il proprietario di una libreria che vende testi antichi viene brutalmente ucciso e il colpo mortale è inferto da un pugnale che pare risalire al cinquecento. Dopo qualche giorno, un cultore di libri d'epoca viene ucciso a firenze, e l'arma usata dall'assassino è un pugnale uguale a quello del delitto siciliano. Le indagini conducono a una setta nata in italia alla fine del quattrocento e sopravvissuta fino ai giorni nostri: quella dei frateschi. Gli adepti, fedeli all'insegnamento di girolamo savonarola, hanno cercato per secoli il testamento che il frate affidò ai discepoli prima di essere arrestato, perché lo occultassero e lo rendessero noto solo dopo la sua morte. Ma nessuno lo ha mai ritrovato. Fino a oggi: nel corso di lavori di restauro nella basilica di san domenico a palermo, un muratore lo rinviene in una scatola sigillata. Ma la sua sorte è segnata: muore ucciso da uno di quegli antichi pugnali. E il testo scompare. Quando la morte arriva anche a roma, servirà la collaborazione di un giovane monsignore del vaticano per far luce sulla scia di sangue che pare non avere fine. Chi si nasconde dietro gli omicidi? Chi muove i fili di questo intricato complotto?
Chi è il book blogger e cosa fa? Cosa significa oggi fare critica letteraria 2. ? Il libro di giulia ciarapica propone un percorso attraverso i diversi modi di raccontare i libri in rete: dal blog ai social network e youtube, tutti gli strumenti sono utili per parlare di letteratura e per farlo in modo originale, fresco, ironico e creativo. Senza dimenticare però che dietro ogni blogger c'è prima di tutto un lettore, che ogni giorno si informa, confronta testi e cerca di trasmettere la propria passione al pubblico (piccolo o grande che sia) con un linguaggio chiaro e semplice. Partendo dai ferri del mestiere e dalla scelta dei testi, passando per le fasi della recensione e i relativi stili, senza lesinare consigli pratici e di lettura, book blogger ci conduce alla scoperta di un mondo in grande fermento, provando anche a tracciare una mappa per orientarcisi: dai primissimi portali e lit-blog italiani alle ultime tendenze sui social, per arrivare ai siti contemporanei più attivi e seguiti e al fenomeno degli youtuber.
«centro dei suoi sogni era lui stesso, padrone di sé, ricco, felice. »una vita avrebbe dovuto intitolarsi, significativamente, un inetto: abulico, inadatto alla vita e incapace di sollevarsi al di fuori di una sterile quanto vaga ambizione è infatti il protagonista, alfonso nitti, piccolo impiegato della banca maller, giunto a trieste da un paesino della campagna. Qui conduce un'esistenza meschina, tra le piccole rivalità d'ufficio e la quotidianità banale della casa presso cui è pensionante, quella dei lanucci. L'incontro con annetta, la figlia del suo principale, sembra segnare una svolta. Primo romanzo di svevo, una vita riecheggia la condizione dell'autore, impiegato di banca dalle velleità letterarie, ma con la sua straordinaria capacità di introspezione e analisi psicologica esce dai confini del biografismo per delineare un magistrale ritratto della condizione umana.
Sarah è a servizio a longbourn house da quando era bambina, ma non si è ancora rassegnata a certi compiti ingrati quali lavare la biancheria e svuotare i pitali dei signori. Questa pesante routine senza svaghi la opprime: non vuole accontentarsi di mandare avanti la casa d'altri come mrs hill, la governante, fa da sempre. Perciò, quando un giorno di settembre mr bennet assume a sorpresa un nuovo valletto, la gioia per la novità è grande. James ha il fisico asciutto e gli avambracci scuriti dal sole. Lavora di buon umore, fischiettando, ed è gentile, ma dà poca confidenza. Sembra sapere tante cose, eppure sul suo passato è stranamente vago. Ama i cavalli e dorme nel solaio della stalla: li, su una mensola, ha dei libri e, sotto il letto, una sacca scolorita piena di conchiglie. È un mondo intero quello che apre per sarah, una nuova geografia di orridi, vallette in fiore e campi di battaglia. Ispirato al non detto di
Blue nights sono le ore lunghe e luminose del- la sera che a new york preannunciano il solstizio d'estate – «l'opposto della morte del fulgore, ma anche il suo annuncio» – e che joan didion passa a riflettere sulla fine della promessa, sull'inevitabi- lità della dissolvenza. Joan didion con blue nights eviscera ed esorcizza la sofferenza personale attraverso la scrittura; trasforma il dolore che la assilla in un racconto universale sulla perdita e sul tormento. «joan didion ha creato, dal suo senso di colpa e dal suo dolore, qualcosa di luminoso. L'ultimo dono per la figlia, un dono che solo lei poteva offrire» - the wall street journal «so che non posso più raggiungerla. So che, se mai ci provassi – se le prendessi la mano come se fosse ancora seduta accanto a me, se la cullassi per farla addormentare sulla mia spalla, le cantassi una canzoncina –, lei svanirebbe al mio tocco. » sono passati sette anni da quando joan didion e john gregory dunne festeggiavano il matrimonio della figlia quintana roo. Joan didion siede alla scrivania, sfoglia vecchi album e rivive quel giorno, i gelsomini del madagascar nei capelli della figlia, il fiore di frangipani tatuato sulla spalla. Affiorano istantanee degli anni passati con quintana in california: malibù, la scuola di holmby hills, le stagioni «che arrivano in modo così teatrale da sembrare colpi di un destino inatteso». I ricordi spingono joan didion a interrogarsi sul suo essere madre, ora che la figlia è morta. A rileggere ogni evento della vita di quintana in cerca di segni che forse non aveva voluto vedere. A fare i conti con il tempo che scorre, con la malattia e la vecchiaia.