Io posso dire che solo a roma ho provato che cosa propriamente voglia dire essere uomo. Johann wolfgang goethe il 3 settembre 1786 goethe partì improvvisamente dal granducato di weimar per l'italia, dove si trattenne per circa un anno e mezzo. Pubblicato da goethe in due riprese (1816-17 e 1829), il viaggio si colloca tra l'autobiografia, il romanzo di formazione, il saggio e il diario di viaggio. Il tessuto narrativo dell'opera rimanda però a una struttura più profonda, a quei principi etici ed estetici che costituiscono la vera bildung, che goethe ottantenne ritiene ancora validi e che sono espressamente menzionati o mediati da episodi, sensazioni, descrizioni dei paesaggi, delle città, del patrimonio artistico italiano. L'introduzione di lorenza rega indaga le concezioni filosofiche ed estetiche che stanno alla base del viaggio. L'aggiornata bibliografia si deve alle cure della germanista gabriella rovagnati.
Il libro è un'opera dai molteplici aspetti: è un libro di viaggi; è una testimonianza del genocidio comunista dalle sue origini alle ultime lotte antibolsceviche condotte nel 1920-1921 agli estremi confini dello sterminato impero russo, in mongolia; è la biografia di un personaggio ignorato e inquitante come il barone generale ungern; è la rivelazione in occidente del 'mistero dei misteri': il 're del mondo'. Avventura, politica, guerra, misticismo; battaglie fra mongoli, russi e cinesi; gli intrighi politici di tre diplomazie; la figura allucinata del barone ungern; il mistero dell'agartha; la profezia del re del mondo; le visioni dei lama: l'autore ha saputo descrivere tutto questo assieme alla sua vicenda personale.
La cronaca, tra magia, leggenda, realtà e antropologia, del grande viaggio compiuto nella seconda metà del xiii secolo da marco polo nella cina di kubilay khan, il nipote di gengis khan, il signore dei tartari. Città fantastiche, la setta degli 'assassini', gli usi e le crudeltà di una civiltà raffinata, la scoperta della carta moneta, le avventure di viaggio, la nostalgia della patria, il timore di non essere creduto. Il volume, riccamente annotato, è corredato da cartine geografiche, indici, glossari.
Nel 1271 il giovanissimo marco polo partì da venezia per la cina, dove divenne uomo di fiducia dell'imperatore del catai. Per lui viaggiò attraverso l'asia, terra piena di storie e leggende. Quando, vent'anni dopo, fece ritorno in europa, venne catturato dai genovesi, e in carcere conobbe il poeta rustichello da pisa, cui dettò il resoconto dei suoi viaggi. Nacque così il milione, un'opera in cui si fondono l'amore per il fiabesco e il gusto per l'osservazione precisa, quasi scientifica. Secondo maria bellonci, che ha riscritto il milione in una lingua «libera ma fedelissima», la testimonianza di marco polo «rompe i limiti dello spazio e del tempo: ma ancora di più, ci libera dai limiti che abbiamo dentro di noi e quasi rende reale l'utopia della fratellanza». Scritto in italiano da maria bellonci. Prefazione di alessandro barbero. Postfazione di valeria della valle.