Nel quarto secolo prima dell'era comune, con un'inarrestabile serie di conquiste materiali, alessandro magno raggiunse le sponde dell'indo: a fianco delle sue schiere viaggiava la grande cultura greco-ellenistica. Dall'india interna, intanto, con una serie di conquiste spirituali altrettanto inarrestabile avanzava l'insegnamento del buddha. L'incontro delle due culture, simboleggiato da quello dell'eroe greco eracle con il bodhisattva vajrapani, diede origine a una sintesi artistico-religiosa destinata a diffondersi fino all'estremo oriente. Partendo dalla celebre incisione di dario a bisotun, nella persia achemenide, con la sottostante figurina di eracle, mario biondi ha seguito passo per passo le straordinarie trasformazioni occorse al concetto e alle raffigurazioni del buddha, viaggiando dal pakistan alla cina e al tibet. Dall'indo ha raggiunto il fiume giallo e il brahmaputra attraverso interminabili deserti e affrontando le più alte catene del mondo, karakoram e himalaya, fino alla base dell'everest.
Charles baudelaire e graham greene, rispettivamente padri nobili del fláneur metropolitano e dell'occidentale incline a perdersi nel primo oriente a disposizione, sarebbero stati entrambi fieri di quel loro imprevedibile, inclassificabile, incorreggibile erede che risponde al nome di lawrence osborne. Di fatto, però, il programma da cui osborne parte stavolta ha pochi precedenti: raccontare alcuni periodi nella vita che un uomo 'senza una carriera, senza prospettive, senza un soldo' decide di passare in una città scelta quasi a caso - bangkok. Quanto poi succede a osborne (mangiare al ristorante no mani, dove i clienti vengono provvisti di bavaglino e imboccati; passeggiare la notte per il mattatoio della città, fra scannatori strafatti di droghe sintetiche che massacrano animali nel modo meno pulito e indolore; ritrovarsi in una stanza con due ragazze vestite da poliziotto) è già di per sé materia per il romanzo che questo libro, in origine, era. Ma, quasi fra le dita del lettore, le storie che si intrecciano fra le pagine, e la voce che le racconta, diventano molto di più: il disperato profilo di alcuni espatriati giunti fin lì per cancellare, all'ultimo momento o quasi, tutta la loro vita precedente; l'autoscatto di uno scrittore sorpreso nel goffo, scatenato e non resistibile tentativo di innalzarsi allo stato di natura; lo schizzo di una città diversa da ogni altra, che è prima di tutto una nuova, fantasmagorica e in larga parte ancora inesplorata forma di vita.
Godimento del tempo e dei luoghi, il camminare è uno scarto rispetto alla modernità. Viaggiare a piedi è un gesto trasgressivo, una potente affermazione di libertà. E' un avanzare in modo trasversale nel ritmo frenetico della vita moderna.
Una notte africana del 1943, mentre nel mondo infuna la guerra, tre italiani fuggono da un campo di prigionia e scalano il monte kenya con mezzi di fortuna. Diciassette giorni di libertà, incoscienza e fame che morde, per poi tornare ai reticolati e riconsegnarsi ai carcerieri inglesi. Uno di loro, felice benuzzi, racconterà la storia in un libro, anzi: in due libri, e già qui si nasconde un mistero. Chi è felice? Chi sono i suoi compagni di evasione? Cosa facevano prima della guerra, e cosa faranno dopo? Impossibile raccontarlo senza seguire le scie di molte esistenze, passando dalla trieste asburgica alla roma mussoliniana, dalla cirenaica del guerrigliero omar al-mukhtàr alle dolomiti del rocciatore triste emilio comici, dall'etiopia del turpe generale graziani alla nairobi dove morì il duca d'aosta, dalle foreste della rivolta mau mau alla berlino della guerra fredda, per arrivare infine ai giorni nostri. 0 meglio, al 2010, l'anno in cui roberto santachiara e wu ming 1 inseguono fantasmi fino in cima al monte kenya. 'point lenana' è il risultato di anni di viaggi, interviste e ricerche d'archivio. È un'inchiesta-romanzo, un poema epico in forma di saggio, una scorribanda nel novecento resa con una scrittura spesso commovente, a volte crudele.
Nel 1934 patrick leigh fermor ha diciannove anni, e già da alcuni mesi si è lasciato alle spalle l'inghilterra e un curriculum scolastico scellerato con il fermo proposito di raggiungere a piedi costantinopoli, vivendo
Si tratta di 'un viaggio con chatwin alla scoperta di chatwin': forse mai come in questo libro (soprattutto nelle notizie autobiografiche e nella lettera al suo editore tom maschler) chatwin è stato prossimo a rivelare che cosa stava al fondo del suo essere e della sua inquietudine di uccello migratore, devoto per istinto alla 'alternativa nomadica'. Ma perché il nomadismo può proporsi come alternativa alla cosiddetta civiltà? Le risposte si delineano di pagina in pagina attraverso scritti che abbracciano vent'anni di vita breve, intensa, errabonda, dal 1968 al 1987, e rispecchiano le varie incarnazioni di chatwin: esperto d'arte e archeologo, giornalista, esploratore e narratore. Sono racconti brevi, storie e schizzi di viaggio, ritratti.
2008. Seimila chilometri a zigzag da rovaniemi (finlandia) a odessa (ucraina). Un percorso che sembra tagliare, strappare l'europa occidentale da quella orientale. È una strada, quella di rumiz, che tra acque e foreste, e sentori di abbandono, si snoda tra gloriosi fantasmi industriali, villaggi vivi e villaggi morti. Rumiz accompagna il lettore, con una voce profonda, ricca di intonazioni, per paesaggi inediti, segreti, struggenti di bellezza. E più avanza, più ha la sensazione di non trovarsi su qualche sperduto confine ma precisamente al centro, nel cuore stesso dell'europa. Attraversa dogane, recinzioni metalliche, barriere con tanto di torrette di guardia, vive attese interminabili e affronta severissimi controlli, ma come sempre conosce anche la generosità degli uomini e delle donne che incontra sul suo cammino: un pescatore di granchi giganti, prosperose venditrici di mirtilli, un prete che ha combattuto nelle forze speciali in cecenia.
L'appalachian trail, che dalla georgia al maine taglia quattordici stati americani snodandosi per oltre 3400 chilometri, è il capostipite di tutti i sentieri a lunga percorrenza e dimora di una delle più grandiose foreste della zona temperata del globo. All'età di quarantaquattro anni bill bryson, in compagnia dell'amico stephen katz, decisamente sovrappeso e fuori forma, si cimenta nell'impresa di percorrere il leggendario sentiero. Nessuno di loro ha la minima cognizione delle norme elementari di sopravvivenza nella natura selvaggia, e l'escursione dei due cittadini, abituati a camminare nei civilizzatissimi spazi dei centri commerciali, si svolge all'insegna di una divertita incoscienza, tra spassosi contrattempi, bufere di neve, nugoli di insetti spietati, incontri con animali selvatici e con l'improbabile umanità che popola il sentiero. Scritto in una prosa lieve e spigliata, arricchito da documentate digressioni dell'autore e da un umorismo che talvolta sconfina nella satira di costume, 'una passeggiata nei boschi' è un originale libro di viaggio, nel segno della scoperta e del divertimento.
Due guerre mondiali, il fascismo, il comunismo, la dissoluzione della jugoslavia: nel xx secolo gli eventi politici hanno reso l'adriatico un mare sempre più largo, e l'incomprensione tra le due sponde sempre più profonda. Sebbene invasa dal turismo di massa, la costa della dalmazia è oggi una terra estranea al nostro immaginario, semisconosciuta come lo era ai tempi dell'abate illuminista alberto fortis, che nel 1774 raccolse le memorie dei suoi molti viaggi nei 'domini da mar' della serenissima, a quei tempi dimenticati e abbandonati a se stessi. Ne nacque viaggio in dalmazia, che fece conoscere la terra, la lingua e le popolazioni dalmate in italia e in tutta europa. Più di duecento anni dopo, alessandro marzo magno ripercorre lo stesso itinerario attraverso le molte isole che punteggiano la costa, scoprendo un mondo sospeso tra un passato multietnico che non esiste più e le tracce di un nazionalismo che brucia ancora, dove la modernità si mescola a tradizioni che paiono immutate dai tempi dell'abate fortis. A morter l'autore incontra le donne che lavorano i fusti delle ginestre per fabbricare scarpe; a lissa va sul luogo in cui sorgeva il leone di pietra in ricordo dei caduti asburgici nell'omonima battaglia; a zara scopre le vestigia miracolosamente intatte dell'antica città, tante volte distrutta da assalti e bombardamenti, e altrettante volte ricostruita. A spalato parla con un discendente di niccolò tommaseo. Prefazione di paolo rumiz.