Nel 1924 apparve a parigi un singolare libro di ferdinand ossendowski, dal titolo bestie, uomini e dèi. Vi si raccontava un avventuroso viaggio nell'asia centrale, nel corso del quale l'autore affermava di essere venuto in contatto con un centro iniziatico misterioso, situato in un mondo sotterraneo le cui ramificazioni si estendono ovunque: il capo supremo di questo centro era detto re del mondo. René guénon prese spunto da tale pubblicazione per mostrare, in questo breve e splendido libro, come, dietro alle confuse narrazioni di ossendowski e di altri scrittori, si profilassero dottrine e miti immemoriali, di cui si ritrovavano tracce dal tibet (con la sua nozione dell'agarttha, la terra ‘inviolabile') alla tradizione ebraica (con la figura di melchisedec e della città di salem), e così anche nei più antichi testi sanscriti, nel simbolismo del graal, nelle leggende sull'atlantide e in tanti altri miti e immagini. A mano a mano che si svelano questi rapporti, siamo còlti come da una vertigine: con pochi e sobri gesti guénon riesce a mettere in contatto tali e così diverse cose che alla fine ci troviamo dinanzi a una sterminata prospettiva, che traversa tutta la storia fino a oggi, dalle origini inattingibili della tule iperborea fino all'occultamento del centro iniziatico nella nostra ‘età nera', il kali-yuga. In poche pagine, e tutto per immagini, guénon disegna dunque la linea della trasmissione della tradizione primordiale, sicché questo libro potrà valere per molti come introduzione al pensiero di un maestro solitario e indispensabile del nostro tempo.