Si parla molto negli ultimi anni di impero americano, e il libro precedente di ferguson era un'analisi della sua potenza e della sua fragilità, ma il mondo di oggi è stato molto più profondamente determinato, nelle sue divisioni e nella disposizione interna dei poteri e delle forze in campo, da un altro impero: quello britannico. Niall ferguson, storico inglese, ricostruisce l'ascesa e il declino della potenza d'oltremanica, dal xvii all'inizio del xx secolo, illustrando passo passo tutti gli aspetti che hanno caratterizzato e fatto grande la corona britannica nel mondo. Dal commercio alla forza militare, dal sistema di colonizzazione religiosa delle terre d'oltremare al ruolo fondamentale dei grandi esploratori, dalla capillare presenza di figure politiche sussidiarie, come il viceré, all'alleanza stabile con i poteri locali.
Il 9 giugno del 53 a. C, sulla pianura di carre nell'alta mesopotamia, un esercito di cavalieri venuti dall'iran e dall'asia centrale sbaraglia un'armata di oltre cinquantamila uomini, inviati da roma a conquistare l'impero rivale dei parti. Oltre metà dei legionari trovano la morte sul campo, molti altri sono presi prigionieri e deportati, e quel che è peggio i nemici si impossessano delle insegne militari, estremo disonore per anni nella coscienza collettiva romana. Il generale, marco licinio crasso, è massacrato poco dopo la battaglia, e il suo cadavere oltraggiato rimane insepolto. Lo scontro segna una battuta d'arresto per roma: la sua avanzata verso la conquista del mondo, ritenuta fino ad allora inarrestabile, è bloccata da un'armata di cui erano state sottovalutate la perizia militare, la forza d'urto e, soprattutto, la capacità di resistere al temibile dispositivo della legione.
Pochi periodi storici hanno avuto un rapporto così quotidiano con la guerra come il medioevo. Guerra di saccheggio, in cui distruggere e depredare il nemico era in cima ai pensieri di ogni soldato. Aldo angelo settia conduce il lettore sui campi di battaglia e ricostruisce la mentalità del soldato medioevale, la sua vita fatta di privazioni, di fame, di terrore della morte e delle mutilazioni. Un'indagine sugli aspetti più distintivi della guerra medievale che offre al lettore un contatto diretto con le fonti utilizzate, soprattutto quelle cronachistiche.
Il 14 luglio 1943 a biscari, oggi acate, soldati italiani e tedeschi presi prigionieri dopo la battaglia per il controllo dell'aeroporto di santo pietro vennero fucilati dai militari della 45ª divisione di fanteria dell'esercito americano. Le vittime di questi crimini di guerra sono state per decenni dei fantasmi: ignoti i loro nomi, sconosciuto il luogo della sepoltura. Ora per la prima volta, grazie a un lungo e minuzioso lavoro di ricerca, i nomi di quei soldati, 70 italiani e 4 tedeschi, vengono riconsegnati alla memoria collettiva. I più giovani avevano poco più di vent'anni, il più anziano quarantotto; non c'erano tra loro ufficiali, erano quasi tutti soldati di truppa. L'elenco delle vittime degli eccidi di biscari è la fase finale del lavoro che andrea augello ha condotto per sollevare il velo di omissioni e falsità sullo sbarco americano in sicilia. Nel dopoguerra fu accreditata l'immagine di un'occupazione quasi pacifica della sicilia, una marcia trionfale dei liberatori acclamati dalla popolazione. Le cose andarono diversamente, e queste pagine raccontano, ora per ora, la battaglia di gela: l'accanita e determinate resistenza dei reparti italiani impegnati contro le forze da sbarco statunitensi, le incertezze e gli errori dei tedeschi, la violenza, spesso cieca e brutale, delle truppe del generale patton. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 i paracadutisti britannici, durante l'operazione husky, diedero inizio all'assalto della fortezza europa.
Il conflitto decisivo per l'egemonia sul mondo greco, che da tucidide in poi si chiama «la guerra del peloponneso», costituì il primo laboratorio della scienza storica. Pur tramandando una vicenda del v secolo a. C, lo scontro tra sparta e atene proietta assonanze e stridori che in modo recondito ma persistente riecheggiano qualcosa del mondo in cui viviamo. Una guerra prolungata senza un chiaro e circoscritto obiettivo, la cui posta era lo stile di vita greco. Un sistema geopolitico, centro del mondo di allora, che diventa il teatro di un conflitto assoluto tra due protagonisti della stessa forma di civiltà, la quale, da quel momento, inizia la sua decadenza. Avverte sergio valzania che ciò che ne sappiamo potrebbe essere in realtà una sopravvalutazione dei primi storici. Ma quella crisi di una civiltà all'apogeo consegna ai posteri figure da quel momento simboliche: socrate e l'enigma del suo processo; alcibiade e la sua vanità; la modernità di lisandro; il «totalitarismo» dei trenta tiranni; il complotto della mutilazione delle erme; l'aliena potenza dei «barbari» persiani. Una galleria di archetipi dell'occidente tale che la guerra tra sparta e atene ogni generazione la deve riraccontare. «questo libro è piacevole, cattivante, leggero nel senso latino della
Secondo luttwak, storico e consigliere strategico del pentagono, la storia è certamente maestra di vita. Così l'analisi che egli fa della strategia dell'impero romano, cioè l'uso dell'apparato militare come mezzo di discussione, secondo lui è utilizzabile anche dall'america di oggi. In questo libro, già diventato un classico, luttwak prende in esame il periodo che va dal i al iii secolo d. C . E le strategie usate in tempi diversi dall'impero romano. Un grande libro di storia e di tattica militare.
Dal monte athos all'oasi di kharga (nell'alto egitto) un viaggio che segue le tracce di giovanni mosco e di sofronio il sofista, che nel 587 attraversarono i domini bizantini. Un viaggio che riscopre in terre profondamente mutate dal punto di vista culturale le tracce profonde e indelebili lasciate in essa dalla civiltà bizantina.
Da conti di moriana a duchi di savoia, da re di sardegna a sovrani d'italia: lungo un itinerario che si estende dal medioevo all'ultimo conflitto mondiale, gianni oliva ripercorre, dipanando una trama ricca di eventi pubblici e intrighi privati, i novecento anni della dinastia dei savoia.
Dopo l'anno del ferro e del fuoco ezio mauro ritorna nei luoghi della città divisa e, nel trentesimo anniversario della caduta del muro, costruisce una cronaca appassionante dell'evento che ha segnato l'inizio del mondo di oggi. «la storia passerà tra pochi minuti attraverso questo buio. » «i primi ad accorgersi che qualcosa stava cambiando furono i cani da confine. Venivano addestrati la notte, perché le fughe quasi sempre si tentavano nel buio, non avevano contatti sociali, mangiavano solo ogni due giorni per essere più aggressivi. Ammaestrati a inseguire l'odore del grande sospetto che avviluppava l'intera ddr, i cani del muro non potevano riconoscere il profumo della libertà che si spargeva nelle strade dell'est europeo, arrivando a disperdersi sulle porte di berlino». Tutti sappiamo cosa è successo il 9 novembre 1989 a berlino. Qualcuno ha pensato che la storia fosse finita e che con il passare del tempo il mondo intero sarebbe stato sempre più simile all'occidente. Ma la storia si nasconde nei dettagli. Nei gesti, nei passi e nei ripensamenti dei suoi protagonisti. Nel 1989, all'interno dei 108. 000 chilometri quadrati della ddr, il blocco comunista si sgretola e si libera dalla prigionia del muro, che separa il mondo correndo per 106 chilometri e divide così una città e l'europa intera. È un simbolo del titanismo totalitario, non una semplice barriera. È un'arma. «chi è salito molto in alto cadrà nell'abisso», così scrivono con lo spray i ventenni a prenzlauer berg, nella berlino che vive di notte e si muove col buio. Se la caduta del muro è un segno inciso nell'identità di coloro che l'hanno vista in televisione, ma anche di coloro che sono nati dopo, è perché da allora le cose hanno preso una direzione nuova e, soprattutto, diversa da quella che ci aspettavamo.