La storia di due fratelli del montana che hanno la passione della pesca a mosca in luoghi magnifici e deserti, che si studiano in ogni dettaglio, si amano – e non si capiscono: perché sono proprio «le persone con cui viviamo, che amiamo e che dovremmo conoscere meglio, a eluderci».
Di origine ed educazione altoborghese, nevrotico, tossicomane e tossicologo, accusato di uxoricidio, di uso e spaccio di droghe, william burroughs, capostipite della beat generation, si differenzia dagli altri scrittori dediti agli stupefacenti per la fredda, impassibile obiettività scientifica con le varie droghe, dalla morfina allo yagè, che favorisce i fenomeni telepatici. La scimmia sulla schiena riflette queste esperienze con un linguaggio di crudele precisione e colloca il suo autore, anarchico e 'immoralista', nel grande filone di denuncia e di protesta.
Nei suoi libri philip roth ha spesso descritto il bisogno negativo che l'uomo ha di distruggere, sfidare, contrastare, lacerare. In questo ultimo lavoro concentra la sua forza narrativa sull'energia contraria, sullo spasmodico desiderio di una vita normale: 'pastorale americana' è un libro sull'amore e sull'odio per l'america, sul desiderio di appartenere a un sogno di pace, prosperità e ordine, e sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno.
Vincitore premio pulitzer per la narrativa 1981la 'banda' è ambientato nella città natale di toole, new orleans, e racconta la storia di ignatius o'reilly, un personaggio definito da walker parcy 'senza alcun precedente nella storia della letteratura mondiale'. Ignatius, grasso e indolente giovane uomo di talento, laureato in filosofia medievale, se la prende con tutto e con tutti. Accusa il mondo intero di buttare nella spazzatura una vita fatta di tv, musica inascoltabile e fesserie varie. Senonché trascorre lui stesso gran parte della giornata in questo modo. Si ritiene un genio, ma non riesce a produrre nulla di convincente, se non pasticci. La madre lo salva in svariate situazioni, finché un giorno viene arrestato in stato di ubriachezza, e lei cerca di ricoverarlo.
Questo breve romanzo – scritto dapprima in russo nel 1930 e poi in inglese nel 1965 – si fonda su una vertiginosa scommessa: raccontare come, dopo un suicidio, il pensiero umano possa continuare a vivere «per inerzia» e costruirsi un romanzo alternativo alla realtà, con la quale poi finirà per collidere. La scena è quella degli emigrati russi a berlino, mondo fragile e illusorio, congeniale a una narrazione dove nabokov scatena tutti i suoi estri in tema di specchi, riflessi, sdoppiamenti – come dire il terreno peculiare su cui si svilupperà la sua arte.
Ambigui, misteriosi, carichi di un arcano simbolismo, gli undici racconti di «occhi di cane azzurro» rappresentano i primi riuscitissimi tentativi di gabriel garcía márquez di dar vita a un universo letterario nel quale il realismo delle cose quotidiane si mescola con le atmosfere della magia. Già nei primi testi di questo volume il mondo della quotidianità risulta stravolto dall'intrusione di elementi fiabeschi e surrealmente macabri, spiazzanti allegorie di duplicazione e di morte nate dalle nevrosi e dalla solitudine, mentre negli ultimi racconti, tra i quali il «monologo di isabel mentre vede piovere su macondo», vero e proprio atto fondativo della città che verrà poi cantata in «cent'anni di solitudine», lo spazio fantastico giunge a prendere definitivamente il sopravvento.
Bustianu, il protagonista di questo romanzo, non è un personaggio inventato. Si chiamava sebastiano satta, nato a nuoro nel 1867 e morto nel 1914; faceva il poeta ed era uno dei pilastri del foro nuorese come avvocato difensore. Ed è uno spreco inutile di energie provare a inventare un personaggio dal momento che la storia della città ne aveva uno bell'e pronto. Bustianu è un personaggio perfetto e calza perfettamente come un guanto all'idea di eroe, perché per costruire una serie di romanzi che abbiano lo stesso protagonista ci vuole un eroe. E sempre caro rappresenta il primo gradino, un'indagine per un reato di abigeato, che trasporterà bustianu dalla realtà alla fiction. Un caso semplice, tutto giocato sull'intuizione e la passione di un uomo che è a metà strada fra la tradizione e la modernità, in un tempo in cui non c'era il telefono, il fax, il computer, né si conosceva l'uso delle impronte digitali. E sullo sfondo un mondo, anch'esso protagonista, la barbagia della fine ottocento, dove l'annessione a una nazione moderna, l'italia appena nata, era spesso sentita, non sempre senza ragione, come una prevaricazione. Un romanzo che unisce gli elementi della tradizione letteraria ottocentesca a un taglio decisamente cinematografico, arricchito dalla prefazione di andrea camilleri.
Con l'edizione del festival di cannes del 1960 si instaura una profonda amicizia: quella tra fellini, che vinse con 'la dolce vita' l'edizione del festival di quell'anno, e lo scrittore georges simenon, allora presidente della giuria. Questo carteggio, che comprende tutte le lettere che fellini e simenon si scambiarono fra il 1960 e il 1989, è arricchito dalla lunga conversazione che i due ebbero in occasione dell'uscita di 'casanova' e che apparve sull''express' nel febbraio del 1977.