Questo romanzo racconta la crisi dei quarant'anni di vel'caninov, un facoltoso, ozioso e mondano proprietario terriero. Soffre d'insonnia, è angosciato da una vago senso di colpa, ha perfino delle allucinazioni o per lo meno crede di averle. Un uomo con un nastro nero di lutto sul cappello lo segue e lo sorveglia. Si tratta di pavel pavlovic, un funzionario statale di provincia, la cui moglie, anni addietro era l'amante di vel'caninov. Un rapido esame convince vel'caninov che pavlovic, l'eterno marito, non può sapere che la moglie l'ha tradito con lui. Ma allora perché tanta ambiguità? Così comincia un rapporto bizzarro simile ad un duello portato avanti da due schermitori abili e accaniti.
Julien sorel, un giovane popolano della franca contea, sogna la gloria militare ma trova nella carriera ecclesiastica l'unica strada per elevarsi socialmente. Ed è così che viene assunto come precettore in casa del signor de rênal, dove intreccia una relazione con la signora de rênal. Spregiudicato, passionale, profondo ammiratore del mito napoleonico, julien si trova a vivere e amare in un tempo che non è il suo, costretto a dissimulare costantemente la sua vera indole e le sue ambizioni. Ambientato nella francia della restaurazione, il capolavoro di stendhal non solo è un grande romanzo di intreccio e una fine indagine psicologica, ma anche un affresco storico, politico e sociale di un'epoca di intensi mutamenti.
Ambientato nel caucaso, dove tolstoj prestò servizio militare, 'i cosacchi' (1863) narra un'esperienza intima, quanto mai varia e contraddittoria, vissuta dal protagonista olenin, alter ego dell'autore: la tentazione del ritorno alla natura, o meglio della fuga nella natura, culminante nel fallimento dell'amore per mar'janka. «come cercatore appassionato di dio e della verità,» scrive gianlorenzo pacini nell'introduzione «tolstoj accarezzò sempre il sogno di placare nell'abbraccio della gran madre natura le inquietudini della sua coscienza. L'incontro con il mondo cosacco dovette costituire per lui una chiara presa di coscienza del fatto che da quella parte la strada era chiusa, che non si poteva placare il dubbio semplicemente ignorandolo, che non si poteva scavalcare la coscienza per tornare all'immediatezza dell'essere. ».
«casa howard» è ormai considerato il capolavoro di edward m. Forster, ed è certamente uno dei 'classici' della letteratura del ventesimo secolo. La ricchezza del romanzo sta nella pregnanza di una narrazione piena di tensioni, in parte irrisolte perché lo stesso forster è partecipe di esse e il 'solo connettere' del sottotitolo del romanzo gli è impossibile solo in parte, come egli ben sa. Ma forse il fascino di «casa howard» sta proprio in questa difficoltà a risolvere contraddizioni ancora irrisolvibili. Ciò nonostante, dice virginia woolf (ed è noto che forster s'ispirò inizialmente per le due eroine del romanzo, margaret e helen, alla giovinezza di virginia e della sorella vanessa), «la pianificazione della storia è magistrale. Quella cosa indefinibile ma tanto importante, l'atmosfera del libro, riluce di intelligenza; non a un barlume di fandonia, non a un atomo di falsità è consentito di depositarsi. E di nuovo, ma su di un campo di battaglia più ampio, continua il conflitto che ha luogo in tutti i romanzi di mr. Forster: il conflitto fra le cose che importano e le cose che non importano, fra la realtà e la falsità, fra la verità e la menzogna». Prefazione di agostino lombardo, con un saggio di virginia woolf.
Uno scrittore prolifico come trollope - scrisse ben 47 romanzi -, non poteva sottrarsi al tema del natale. Così tra i suoi racconti (ne pubblicò ben tre raccolte), questi a tema natalizio non smentiscono la fama dell'amato scrittore inglese. «trollope è ai massimi del suo mestiere: È l'assoluto narrativo» - antonio d'orrico, sette - corriere della sera «se ci lasciamo andare alla forza narrativa di trollope siamo destinati ad averne dei doni inaspettati» - remo ceserani uno scrittore prolifico come trollope - scrisse ben 47 romanzi -, non poteva sottrarsi al tema del natale. Così tra i suoi racconti (ne pubblicò ben tre raccolte), questi a tema natalizio non smentiscono la fama dell'amato scrittore inglese di età vittoriana, attento alle dinamiche sociali e ai rapporti tra i sessi, dotato di una straordinaria capacità di parlare anche a noi lettori di quasi due secoli dopo. In queste storie si respira l'atmosfera del tradizionale natale inglese ottocentesco, fatto di vischio, enormi tacchini, giganteschi budini, gelidi castelli. Trollope si dimostra ancora una volta fine umorista e acuto psicologo, disegnando personaggi e situazioni che scrutano l'animo umano e finiscono per far sorridere il lettore. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta i coniugi brown decidono di trascorrere il natale a thompson hall, la dimora di famiglia; il viaggio si rivela più complicato del previsto, funestato da un potente mal di gola del signor brown, rallentato da peripezie ed equivoci su cui aleggia il sorriso benevolo dell'autore. Godibilissime le due storie d'amore, natale a kirkby cottage e il ramo di vischio, che vedono le protagoniste rifiutare le proposte di matrimonio di due devoti pretendenti. Perché poi? Forse non sono innamorate o si sentono costrette da obblighi sociali? Tutt'altro, come spesso accade nei romanzi di trollope l'orgoglio e i fraintendimenti giocano la loro parte; ma infine il buon senso tipico della borghesia vittoriana prevale aprendo la strada al lieto fine. Anche negli altri racconti di questa vivace raccolta, realismo, critica sociale e satira si combinano alla perfezione e il tema della guerra - tra due fratelli generali in fronti opposti e tra due cognati in lite familiare - si stempera nelle atmosfere che invitano alla pace e al perdono.
Maugham era un formidabile conoscitore della vita mondana - e di quella sua provincia che è la vita letteraria. Da entrambe trasse materiali preziosi e inesauribili per i suoi racconti, come dimostrano quelli qui riuniti. Di entrambe seppe riconoscere, con lucidità stupefacente, che esigevano una dura, quasi militare disciplina ed erano fondate su una ubiqua malevolenza. La più scintillante commedia poteva facilmente precipitare in un dramma, o nasconderlo. Di queste commedie e di questi drammi maugham fu il magistrale, sarcastico, penetrante cronista.
La storia di una solitudine individuale di fronte all'impegno civile e storico; la contraddizione da risolvere tra vita in campagna e vita in città, nel caos della guerra; il superamento dell'egoismo attraverso la scoperta che ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione. 'ora che ho visto cos'è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: 'e dei caduti che facciamo? Perché sono morti? ' io non saprei cosa rispondere. Non adesso almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero'. La grande intuizione delle ultime pagine de 'la casa in collina' sarà ripresa e portata alle estreme conseguenze artistiche e morali nell'altro grande libro di cesare pavese, 'la luna e i falò'.
«se sia realtà o fantasia i lettori dovranno deciderlo per proprio conto». Il racconto di miranda, bella come un cigno, della signorina greta mcgraw, di marion, tutte inghiottite dalla magica rocca, è uno dei pochissimi miti moderni. Dal romanzo il film di peter weir.
Quando ugo foscolo è a bologna, nel 1798, compie la prima parziale stesura del romanzo ultime lettere di jacopo ortis, che viene poi pubblicato in quello stesso anno. L'opera, profondamente riveduta, viene ripubblicata a milano nel 1802; ispiratore di questa seconda redazione è l'amore del poeta per isabella roncioni, conosciuta in toscana. Ma le lettere hanno un destino movimentato perché subiranno ulteriori aggiunte e correzioni a zurigo (1816) e a londra (1817). Il travaglio
Il romanzo, il dodicesimo del ciclo dei rougon-macquart, dopo aver avuto una pubblicazione a puntate, uscì sotto forma di libro nel 1884. Quest'opera è pervasa da una riflessione intimistica sul dolore e sul senso della vita, proprio perché fu scritta dall'autore in un momento molto delicato, a causa della perdita sia della madre che dell'amico gustave flaubert. Colpisce, all'interno del libro, la dicotomia tra i due personaggi principali: da un lato lazare, uomo irresoluto, pessimista e nichilista; dall'altra pauline, donna positiva, generosa e altruista. La 'joie de vivre', che dà il titolo al romanzo, è proprio quella a cui la protagonista si aggrappa per fronteggiare tutti gli ostacoli che la vita le riserva di volta in volta. In un romanzo in cui la morte, il dolore, la frustrazione e la sofferenza sembrano farla da padroni, emerge dirompente e percuote, grazie allo stile unico e inconfondibile di zola, la voglia di vivere della protagonista.