Ed hartlepool, quinto marchese di hartlepool, non apre mai e-mail e lettere, a meno che non siano inviti a party esclusivi. Dal sud della francia, dove si è rifugiato dopo la morte del padre (per non dover incorrere in quella cosa noiosa e volgare che è pagare le tasse di successione), usa il computer soltanto per giocare a poker online. Un giorno, però, due missive attraggono casualmente la sua attenzione: la prima è di horace, il maggiordomo di hartlepool hall, che lo avverte dell'arrivo di una certa lady alice, che si è insediata in casa senza fornire troppe spiegazioni; la seconda è del suo commercialista, che gli consiglia vivamente di tornare in inghilterra. Al suo rientro, ed viene a conoscenza del fatto che suo padre non gli ha lasciato in eredità soltanto la tenuta, ma anche un debito spropositato con il fisco. Nel frattempo la misteriosa lady alice non sembra avere alcuna intenzione di andarsene. Sempre più oberato dai debiti, ed decide di vendere hartlepool hall affinché diventi un resort di lusso con tanto di mini appartamenti e campo da golf. Ma quale sarà il destino della tenuta? E chi è davvero la stravagante lady alice?
Una valle prealpina, aprile 1945: guido, quindicenne, e sua madre sono rifugiati a villa alta, sotto l'imponente maniero della dogana del vento. Lì, al rugginoso cancello di villa alta, si presenta pjotr, di poco più vecchio di lui. È un cosacco. Tra le tante vicende drammatiche che si incrociarono negli anni del secondo conflitto mondiale, poco nota ancora oggi è quella dei circa ventimila cosacchi che, fieramente antibolscevichi, combatterono volontari accanto ai tedeschi e agli italiani. All'approssimarsi della fine del conflitto, i cosacchi cercarono un accordo con i vincitori ma furono rimpatriati e, condannati per tradimento, finirono davanti ai plotoni d'esecuzione o nei gulag siberiani. Con la fine delle ostilità guido perde le tracce di pjotr, ed è tormentato dal sospetto che, insieme ai suoi, abbia fatto una fine crudele. Passano gli anni, quando d'improvviso una strana coincidenza riaccende in guido il desiderio di conoscere la vera sorte dell'amico perduto: di una giovane promessa del calcio italiano i giornali scrivono che è figlio di un cosacco fuggiasco. Guido si mette sulle tracce di erminia, la donna che anni prima ha amato un cosacco al punto da concepire un figlio con lui. Il rapporto che stabilisce con lei è alimentato dal legame di entrambi con quel cosacco di cui si sono perse le tracce. E proprio facendo i conti con il passato guido ed erminia potranno aprirsi a un futuro carico di sorprese.
E se gli oggetti sfuggissero alla loro natura di muti testimoni, per diventare diversamente protagonisti, soggetti dotati di un proprio pensiero e proprie capacità decisionali? Nell'immaginario surreale di josé saramago può succedere. Gli effetti di questo spostamento onirico sono straordinari. Gli oggetti assumono una personalità e un'inedita moralità, ribellandosi ai loro proprietari e guidandoli in comportamenti bizzarri e autolesionistici. Nei racconti di questo libro, raccolti nel 1978, l'epidemia di indipendenza delle cose si diffonde e si radicalizza. In 'sedia' la protagonista è una sedia occupata da un uomo che al rallentatore viene indotto a cadere (metafora neppure troppo velata della fine del dittatore portoghese salazar, morto in seguito a una rovinosa caduta da una sedia). In 'embargo' invece, un racconto ambientato ai tempi del blocco petrolifero sancito dai paesi arabi, l'auto utilizzata da un comune impiegato per andare a lavorare diventa protagonista. Non solo essa si ribella, decidendo fermamente di bloccare il conducente con le cinture di sicurezza, ma porta l'uomo alla morte, in una struggente scena finale di fronte all'oceano. Completano il libro altri quattro racconti.
Quando il passato presenta i suoi conti. Le vite di matteo, gianni, giulia, anna, fabio, andrea e renata detta rena sono tutte vite segnate. Fin dall'infanzia, con traumi profondi che scuotono l'anima oppure vanno a interrarsi in certe zone segrete della coscienza, e dalla giovinezza che ci aggiunge il suo carico di turbamenti, di rivolte, di affermazioni di sé. Sembrerebbe che gli anni della prima maturità possano portare un inizio di pacificazione, se non altro perché le vite sembrano incanalate nei loro binari borghesi e le coppie si sono stabilizzate, ma non è così. Non è affatto così; anzi, è proprio il contrario: l'età matura è il momento giusto perché i nodi vengano al pettine, gli elementi psichici si combinino apposta per precipitare, per esplodere come una miscela assai temibile con la quale un alchimista improvvido abbia giocato troppo a lungo e con troppa fortuna. Decisamente, questo romanzo è anomalo nella produzione di andrea camilleri. Lo è da subito, dalla prima lettura che ci propone una lingua secca, affilata, che non cede all'espressività del dialetto né ad alcuna di quelle varie forme di pietas che spesso si ritrovano nella prosa dello scrittore e che sotto forma di ironia, tenerezza, comprensione per le umane debolezze intervengono a lenire anche le situazioni più dure e crudeli. Qui invece non c'è possibilità di fuga o di nascondimento. Ogni personaggio è consegnato alla sua dannazione e alla deriva inesorabile delle sue azioni.
Matteo colombo è un medico rinascimentale dell'università di padova che, come il suo celebre omonimo cristoforo, vorrebbe passare alla storia per qualche clamorosa scoperta nel proprio campo. Per di più, la fama lo aiuterebbe a conquistare monna sofia, la prostituta più quotata di venezia, donna di leggendaria bellezza ed estremo fascino, di cui si è perdutamente innamorato. Così decide di impegnarsi a fondo nello studio dell'anatomia femminile e grazie alla dissezione dei cadaveri - all'epoca demonizzata dalla chiesa - e all'involontario aiuto di una nobildonna, matteo scopre quello che decide di chiamare amore o piacere di venere, ovvero, in termini scientifici e
In una napoli piena di mistero e intensità, muovendosi con disinvoltura tra ambientazioni colte e coloriture popolaresche, antonella cilento si misura nella misura breve del racconto, e propone una collezione di storie in cui vibra il più classico e raccontato dei sentimenti. Ma non è solo l'amore come forza spirituale o carnale a percorrere le pagine del libro: l'amore è anche fascinazione, attrazione per oggetti mitici e fantastici, invasamento e passione politica. Un libro intenso e carico di passionalità, che scava nelle strade e nel passato di una napoli in cui leggende e miti del passato si mescolano e danno profondità alle storie del presente.
A pirocha, come in tutta l'isola di degnasàr e come nell'intero pianeta, non piove più da molti mesi. I pozzi gorgogliano ultimi lamenti, i fiumi espongono scheletri di sassi bianchi, i mari iniziano ad evaporare. In questo mondo riarso la vita resta sospesa sotto un sole implacabile. Persino filò, prostituta-intellettuale di pirocha, che su questo dio distratto e sordo alle suppliche ha maturato una teoria tutta sua, resta senza lavoro. Poi, un giorno, la pioggia spezza la maledizione. Un'euforia matta prende tutti, restituiti alla vita. Però è un preludio di diluvio: peggio dello scampato deserto. Cinque donne, le prescelte visitate dal colombaccio messaggero, filò in testa, attraverseranno lo sconquasso, temendo l'ultimo inverno del mondo, per trovare rifugio nel monastero cistercense di taladdari, abbandonato e solitario sulla montagna, ma già covo di banditi sanguinari. Attenderanno una primavera che fiorisca dal fango, e sarà forse un'altra infanzia del mondo. Con un problema: la procreazione della specie, e chissà se a valle non si trovi una possibilità: un adamo sopravvissuto al cataclisma.
La relazione dell'autrice con la madre è il centro oscuro della sua ricerca artistica e dà vita qui a tredici storie di formidabile bellezza. «alice munro mette nero su bianco il dolore e il piacere della vita nel canto di una prosa asciutta, senza mai sperperare una parola. » - the daily telegraph «il problema, l'unico problema, resta mia madre. Ed è ovviamente lei quella che cerco di afferrare; è per raggiungere lei che è stato intrapreso l'intero viaggio. A quale scopo? Per delimitarla, descriverla, illuminarla, celebrarla, per liberarmene; e non ha funzionato, perché incombe da troppo vicino, come ha sempre fatto. Io potrei sforzarmi in eterno, con tutto il talento che ho, e con tutti i trucchi che conosco, e sarebbe sempre lo stesso». È questa la profetica conclusione cui giungeva la narratrice dell'ultimo racconto di questa raccolta di alice munro, la seconda, datata 1974. «una cosa che volevo dirti da un po'»: la formula di un'intima, innocua confessione per un viaggio che da allora non cessa di tracciare percorsi inesauribili e sempre nuovi.
In fondo, la vacanza è uno sport estremo. Forte di tale convinzione, l'io narrante, che gestisce uno stabilimento balneare, racconta la propria lieve odissea di salvanatanti. Ma non è solo: altri personaggi - pavidi, burloni, stravaganti, abulici - popolano questo scanzonato romanzo di mare e di costa con un fondo amaro. Una brulicante umanità che va dalla casalinga di voghera all'azzimato perito (industriale); in mezzo, un oceano di vitelloni che tra una cazzata (di vela) e l'altra guardano ammirati le poppe (degli yacht) sfilargli in bella vista sotto il naso. Un alone lunare accomuna i beati che rosolano al sole sognando hollywood. Ogni situazione è frutto di fantasia, ma qualsiasi nesso con un'eventuale realtà è casualmente voluto.
'la vita non si lascia mettere sotto spirito. ' «e solenghi conclude: «negli ultimi tempi mi raccontò che stava scrivendo un libro. Le chiesi qual era il titolo è lei rispose: 'È arrivato l'arrotino'. Che razza di titolo è, le chiesi di nuovo io. E lei mi spiegò: 'perché mentre scrivo, apro la finestra di casa che dà sulla strada e, al di là dei rumori di auto, la voce ricorrente che mi arriva è quella dell'arrotino. E per me inizia bene la giornata'» - emilia costantini, corriere della sera 'fu allora che udii la voce di un uomo gagliarda e invitante, fulminea e tagliente come l'affondo di una spada. Urlava con un'esuberanza che squarciò la sfera di silenzio e mosche in cui eravamo sospesi: ‘donne! È arrivato l'arrotino! ' . Qualcosa accadde certo dentro di me, era solo l'inizio, forse. ' «nella mia vita avrei costruito cattedrali di grazia e bellezza. » certi incontri hanno una forza quasi magica, perché dilatano lo sguardo lasciando affiorare le nostre paure più profonde. A volte sono persone, altre idee, altre ancora solo voci. Ma tanto basta. Non saremo più gli stessi. È quello che ci racconta anna marchesini in questo suo ultimo romanzo. Due vite, due donne, due storie vicine e lontane: una creatura che sta per venire al mondo e un'orfana che del mondo conosce solo l'indifferenza. Un prima e un poi legati a doppio filo dalla stessa presenza: il passaggio dell'arrotino che deposita le sue orme sulla polvere, lo specchio di tutto quello che nella vita temiamo e amiamo. In bilico tra il sorriso e la lacrima, queste pagine sono un inno alla gioia e alla libertà, il dono più bello di una delle più grandi artiste italiane degli ultimi anni. Con una lettera di virginia marchesini alla madre e una selezione di poesie inedite.