Il 3 ottobre 1935 il regime fascista attaccò l'etiopia. Dopo sette mesi di combattimenti, nell'isolamento internazionale, nel maggio 1936 truppe italiane entravano in addis abeba e mussolini dichiarava costituito l'impero, l'africa orientale italiana. Ma la conquista di fatto non fu mai portata a termine: dal 1936 al 1940 si susseguirono continue operazioni militari di
È il settembre del 1838 quando una terribile burrasca si abbatte sulla ibis, la goletta a due alberi in viaggio verso mauritius con il suo carico di 'coolie', di 'delinquenti'. Come un uccello mitologico in balia del vento, con il bompresso come un grande becco e le vele come due enormi ali spiegate, la ibis resiste miracolosamente alla furia dell'uragano. Nel fracasso della tempesta, tuttavia, tra lampi, tuoni e marosi, una scialuppa si allontana lestamente dalla goletta. È una barca di fuggitivi e a bordo reca due lascari, i leggendari marinai che parlano una lingua tutta loro, e tre coolie che dovrebbero scontare la loro pena a mauritius: kalua l'ex lottatore strappato ai campi di papaveri indiani, ah fatt, il figlio di un ricco mercante di bombay e di una donna cinese, neel, il raja di raskhali che ha sperperato la sua ricchezza, indebitandosi con i mercanti inglesi e finendo galeotto nella stiva della nave inglese. Qualche giorno dopo attracca a mauritius un brigantino anch'esso male in arnese dopo una traversata segnata da disgrazie e tragedia: il redruth di fitcher penrose, il cacciatore di piante. A port louis, però, fitcher ha di che rallegrarsi. Nel porto di mauritius fa, infatti, bella mostra di sé uno dei più venerati orti botanici del mondo in cui hanno prestato la loro opera lo scopritore della buganvillea e quello del pepe nero. Secondo volume della trilogia della ibis.
Scigheo e sadako sono fratello e sorella e vivono a hiroscima. Lei è piccolina, ha sempre fame, e tocca al suo sempre più spazientito fratello maggiore inventare nuovi modi per distrarla. La mamma lavora in una fabbrica di munizioni, il padre è soldato, nessun adulto si occupa di loro e le scuole, con la guerra, sono state chiuse. Così il tempo passa, tra una gita proibita nella parte più devastata della città e le chiacchiere con l'anziano vicino. Siamo nell'estate del 1945, quella della bomba atomica. Che, infatti, scoppia. È il sei agosto, e niente sarà più come prima. Età di lettura: da 11 anni.
Rush è ancora più follemente innamorato di blaire, da quando lei sta per diventare sua moglie e la madre di suo figlio. E il loro desiderio si fa sempre più incontenibile. Ma nan, sorella di rush e gelosissima di lui, sembra far di tutto per accentrare l'attenzione su di sé ed escludere la sua rivale. Blaire scopre, nel frattempo, un segreto a lungo celato e si sente forse pronta a perdonare suo padre. In questo momento della sua vita ha solo bisogno di famiglia, sicurezza, amore. Ma diventare adulti affievolisce la passione o la fa divampare più forte di prima? E dirsi 'per sempre' basta a non perdersi?
Sue jackson è una donna realizzata: ha una famiglia felice, un marito con una solida carriera politica, una bella casa. Ma quando la figlia quindicenne charlotte entra in coma in seguito a un grave incidente con un autobus, tutta la sua felicità va in pezzi. Eppure, se possibile, il ricovero della ragazzina in terapia intensiva non è l'incubo peggiore che sue deve affrontare. C'è infatti il terribile sospetto che non si tratti di un incidente, ma di un tentativo di suicidio. Sue, disperata e in contrasto con il marito che nega qualsiasi ipotesi di suicidio, fa quello che solo una madre disperata può fare: apre il diario di charlotte. 'nascondere questo segreto mi sta uccidendo' è la spaventosa frase che spunta dai meandri della vita di una ragazza inquieta. Sue scoprirà aspetti della vita della figlia, e della propria, che aveva disperatamente cercato di rimuovere, in un processo di discesa agli inferi che coincide con la scoperta di un male sempre più oscuro, sempre più difficile da arginare, che sta inghiottendo la vita di tutti.
«questa è una selezione dei buongiorno che da quindici anni scrivo in fondo alla prima pagina del giornale con cui felicemente convivo: «la stampa». Sono trecentosessantacinque, come i giorni di un almanacco dove i sorrisi si alternano ai sospiri e gli scatti di indignazione agli sberleffi, lasciando sempre una finestrella aperta per i sogni di passaggio che avessero voglia di entrare. Il buongiorno funziona soltanto se ha la leggerezza e l'imprevedibilità di un corsivo. Cioè soltanto quando è scritto con amore. Alludo all'amore dell'artigiano che rimane mezz'ora di più al tavolo di lavoro per piallare un aggettivo o sostituire una metafora traballante. Altro che mago. Sono un manovale che ogni giorno si monta la testa e pensa di poter fabbricare un mondo migliore con le sue parole. Un'illusione, certo. Ma se non la credessi vera, mi passerebbe la voglia di provarci. »
Ora che la spalla non era più insanguinata e che grace non doveva più distogliere lo sguardo, potè guardare il resto del torace di drake. Avrebbe dovuto essere morta per non volerlo fare. Non aveva mai visto un corpo così. Quando era vestito, si notava solo che aveva delle spalle insolitamente ampie, ma ora che era nudo dalla vita in su, poteva vedere ciò che prima aveva solo intuito, quando era sdraiato su di lei sul marciapiede fuori dalla galleria. Quell'uomo era pura, nuda potenza maschile. Non aveva il fisico costruito dei palestrati o dei culturisti. I suoi muscoli erano snelli, così privi di grasso che si riuscivano a vedere perfettamente le fibre striate una a una, il modo in cui si incastravano uno con l'altro, il modo in cui lavoravano insieme. La sua potenza faceva quasi paura. Grace aveva visto con quale velocità poteva muoversi, quanto fosse letale nella lotta, quale abilità avesse con la pistola. Quell'uomo sarebbe stato un nemico formidabile. Non era un suo nemico, però. Certamente non in quel momento. Era solo un uomo ferito che le teneva la mano per ricavarne un qualche conforto.
Nessuno finora è riuscito a creare la vita. A tutt'oggi, pur con tutte le dichiarazioni roboanti della 'biologia sintetica', l'unico modo per 'costruire' la vita è sempre e solo la vita. È evidente che ci sfugge ancora un ingrediente, qualcosa che spieghi la complessità del fenomeno vitale. Tuttavia, sulla base di recentissimi esperimenti, rigorosi e ripetibili, stiamo forse cominciando a capire cosa succede laggiù, nel profondo delle cellule viventi, e ci stiamo finalmente avviando a capire fenomeni che per secoli erano parsi inspiegabili, proprio attingendo al bizzarro e controintuitivo mondo dei quanti. L'incredibile forza della fotosintesi, ad esempio, sembra dovere la sua inarrivabile efficienza al fatto che a un certo punto del processo le particelle subatomiche coinvolte si trovano contemporaneamente in due punti distinti grazie ai fenomeni quantistici. Anche il funzionamento degli enzimi, la base stessa del nostro essere in vita, deve la sua perfezione quasi miracolosa al fatto che nel corso della reazione chimica alcune particelle sembrano 'svanire' da un punto per 'materializzarsi' istantaneamente da un'altra parte. E che dire del passero europeo, che ogni anno migra dal nordeuropa al nordafrica? Come trova la strada? Di nuovo la fisica quantistica fa capolino: basta un singolo fotone che colpisca una cellula specializzata della retina di questo uccellino ed ecco che il passero si trova a disposizione un'incredibile 'bussola quantistica'.
Vincitore premio pulitzer per la narrativa 1996«il modo in cui manchiamo la vita è la vita stessa. »avevamo già incontrato frank bascombe in sportswriter. Allora aveva trentotto anni, faceva il giornalista sportivo e chiamava
'fin dall'infanzia, la scrittura è l'unico gesto quotidiano che riesca a trasmettermi serenità. Nella vita privata rimango un timido che sconfina nell'imbranataggine. In televisione mi agito e mangio le parole. Ma ogni sera, appena infilo la cuffia e la musica inizia a scorrermi nelle vene, le dita si muovono sulla tastiera del computer come se seguissero un tragitto inesorabile. Questa è una selezione dei buongiorno che da quindici anni scrivo in fondo alla prima pagina del giornale con cui felicemente convivo: la stampa. Sono trecentosessantacinque, come i giorni di un almanacco dove i sorrisi si alternano ai sospiri e gli scatti di indignazione agli sberleffi, lasciando sempre una finestrella aperta per i sogni di passaggio che avessero voglia di entrare. Il buongiorno funziona soltanto se ha la leggerezza e l'imprevedibilità di un corsivo. Cioè soltanto quando è scritto con amore. Alludo all'amore dell'artigiano che rimane mezz'ora di più al tavolo di lavoro per piallare un aggettivo o sostituire una metafora traballante. Altro che mago. Sono un manovale che ogni giorno si monta la testa e pensa di poter fabbricare un mondo migliore con le sue parole. Un'illusione, certo. Ma se non la credessi vera, mi passerebbe la voglia di provarci. '