Tappe cruciali per sgombrare il campo dai molti equivoci di parte e comprendere come avvenne il processo di unificazione della penisola e come si integrarono le regioni meridionali nel nuovo stato unitario, come nacque la «questione meridionale» a fine ottocento e come si è arrivati a quella di oggi. «l'autore, giornalista per le pagine culturali del corriere della sera e saggista, scrive un vero
Una strada, o meglio una rete di strade, un fascio di percorsi terrestri e marittimi hanno spostato nel corso dei secoli uomini, merci e conoscenze dall'estremità orientale dell'asia sino al mediterraneo e all'europa. Romantica e recente, l'espressione «via della seta» restituisce il senso di un mondo vasto, attraversato fin dai tempi antichi da guerre e conflitti ma animato anche dal fervore di scambi commerciali, culturali e politici. Fra montagne e altipiani per questotammino sono transitati spezie, animali, ceramiche, cobalto, carta, e naturalmente la seta. Alessandria, chang'an, samarcanda, bukhara, baghdad, istanbul: sono alcune delle tappe di un viaggio millenario che giunge fin dentro al nostro presente. Perché la via della seta non è solo un racconto del passato, ma ha a che fare con il nostro futuro globale.
Lunedì 6 maggio 1527: roma è assediata dai lanzichenecchi. Un immaginario cronista è sul posto, con il compito di raccontare ora per ora quella che già si preannuncia come una drammatica giornata. L'esercito imperiale di carlo v, circa tremila uomini, è accampato sul gianicolo e in piena notte i suoi comandanti danno l'ordine di prepararsi ad attaccare la città. Seguono fasi convulse con assalti all'arma bianca, manovre diversive, capovolgimenti di fronte, mentre all'infuriare della battaglia si contano migliaia di vittime.
'oggi 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in addis abeba. ' con queste parole il maresciallo pietro badoglio telegrafava a mussolini la fine ufficiale delle ostilità in etiopia, costate 4350 morti, 9000 feriti e 40 miliardi di lire. Ma la guerra era tutt'altro che finita. Meno di un quarto del territorio etiopico era stato occupato. Almeno centomila soldati dell'esercito di hailé selassié restavano in armi. Da quel giorno cominciò una guerra segreta, senza comunicati, nascosta dalla censura, nel corso della quale restarono uccisi dieci volte più soldati che nella guerra ufficiale. Angelo del boca è stato il primo storico a dare una lettura molto critica del colonialismo italiano, del quale ha denunciato i crimini (uso massiccio di armi chimiche, creazione di veri e propri campi di concentramento, deportazioni e uccisioni di massa). In questo volume ricostruisce in modo dettagliato le varie fasi della campagna d'etiopia, che fu il preludio alla pomposa proclamazione dell'impero. Ma quel conclamato trionfo, che segnò il culmine del favore (e fervore) popolare verso mussolini, segnò anche l'inizio di una guerra di resistenza locale che tenne impegnate le truppe italiane fino al 1941, anno in cui gli inglesi attaccarono la colonia e misero fine al sogno imperiale fascista. Un sogno breve e, nonostante le atrocità, oggi ben note dopo l'apertura degli archivi di stato e la pubblicazione di montagne di documenti, persino 'innocente'.
Una prosa lieve e arguta fatta di descrizioni minute e deliziose ci accompagna a vagabondare dall'alba al tramonto in una immaginaria città del due-trecento: una finestra sulla vita medievale.
'non sembra il caso di suggerire ai nostri lettori di non aspettarsi i grandiosi affreschi di tucidide o tacito, di machiavelli o gibbon. Tutti sanno che non siamo storici e non avremmo comunque il mestiere e il genio per guardare a tali altezze. Ma da quei maestri una lezione l'abbiamo pur appresa: la storia obiettiva, la storia imparziale, la storia definitivamente veritiera non esiste, può essere soltanto un'aspirazione, una meta intravista e irraggiungibile. Ogni pagina di questo libro è arbitraria e contestabile. Abbiamo scelto 150 giornate a nostro avviso significative, distribuendole equamente fra i quindici decenni dell'italia unita. Ma cosa vuol dire significative? Alcune erano obbligatorie, ma molte altre, non senza lunghe discussioni tra di noi, sono state incluse o escluse, con intendimenti ragionevoli e tuttavia opinabili. A ogni capitoletto di questa ormai lunga vicenda abbiamo cercato di dare un taglio narrativo, di partire da un particolare più vivido per evitare ai nostri lettori la triste impressione del grigiore scolastico. Sono 150 racconti contratti, ridotti all'essenziale e dolorosamente privi di infiniti risvolti, sacrifici dettati dalle necessità grafiche del quotidiano torinese 'la stampa' che ha avuto l'idea e che ha pubblicato nei mesi scorsi queste pagine. Il nostro intento era di offrire un'infarinatura di storia d'italia a tutti coloro che ne hanno perso memoria o non l'hanno mai avuta.
'le crociate: e cioè l'avventura di quei cristiani che hanno accettato l'appello del papa, sentendone il fascino, e si sono messi in gioco, facendo cose che oggi ci sembrano assai discutibili e che invece a loro sembravano sacrosante. Il fatto è che i musulmani non sono rimasti inerti quando un'orda di barbari sanguinari venuti da chissà dove, per di più miscredenti, è entrata in terra islamica seminando distruzione. ' le crociate, raccontate in modo diretto e brillante da barbero, sono tremende esplosioni di violenza, forma sui generis di pellegrinaggio, valvola di sfogo per un'europa sovraffollata; ma sono anche il momento in cui due mondi rivali, che non sanno di avere profonde radici comuni, si incontrano e si descrivono a vicenda.
Eroe di guerra. Patriota. Ubriacone. Imperialista. Politico. Depresso. Scrittore. Visionario. Aristocratico. Voltagabbana. Pittore. Nel maggio del 1940 queste erano solo alcune delle «credenziali» con cui winston spencer churchill si presentava alla camera dei comuni per assumere l'incarico di primo ministro del regno unito. La nazione era in guerra da otto mesi e le cose non stavano andando affatto bene. Più che un nuovo capo del governo, il paese invocava un condottiero, e pochi, in quei giorni cupi, avrebbero scommesso sull'ormai sessantacinquenne primo lord dell'ammiragliato. Bastarono invece quattro settimane perché i sudditi di sua maestà scoprissero in lui il grande leader, l'uomo capace di commuovere e spronare, il comandante in grado di salvare l'esercito britannico dalla catastrofe di dunkerque e di decidere così le sorti del conflitto.
L'impero romano è a pezzi, diviso in tre parti. I barbari saccheggiano impunemente le sue città e province, le pestilenze falcidiano la sua popolazione, l'inflazione galoppante distrugge la sua economia. Un imperatore debole siede nella sua capitale in nord italia, sempre più impotente di fronte alle tempeste della storia. Dei capi semibarbari sono pronti a rimpiazzarlo con un colpo di stato militare. Il grande regno dei cesari pare destinato al tramonto. L'anno non è però il 476 e questa non è la storia di come roma cadde, ma di come seppe reagire al suo declino, e di come fu salvata da un gruppo di rozzi militari, gli imperatori illirici. Marco cappelli, autore di uno dei podcast di storia più seguiti, racconta la grande parabola della discesa di roma negli inferi della crisi del terzo secolo e della sua successiva, miracolosa rinascita sotto aureliano e diocleziano, tra battaglie e colpi di scena, grandi protagonisti e rivolgimenti sociali. Con grande verve narrativa e un resoconto dettagliato e avvincente, ci accompagna in uno dei periodi della storia romana tra i più affascinanti e meno conosciuti.