'l'amore, mia cara, è un sentimento di lusso! ': questo cerca di spiegare una madre che ha molto vissuto (e che dalla vita ha imparato una grande lezione: 'dare pochissimo e pretendere ancora meno') alla figlia innamorata e infelice. Ma lei, denise, non lo capisce: quando suo marito glielo ha presentato sulla spiaggia di hendaye, yves le è apparso come un giovanotto elegante, raffinato, di bell'aspetto; e poiché alloggiava nel suo stesso albergo, ha creduto che fosse ricco quanto l'uomo che ha sposato, e a cui la lega un affetto tiepido e un po' annoiato. Poi il marito è stato richiamato a londra da affari urgenti, e quelle giornate di settembre 'piene e dorate ' sono state come un sogno: la scoperta della reciproca attrazione, le passeggiate, le notti d'amore. Il ritorno a parigi ha significato anche un brusco ritorno alla realtà: no, yves non è ricco, tornato dal fronte si è reso conto di aver perduto tutto, ed è stato costretto (lui, cresciuto in un mondo in cui 'c'erano ancora persone che potevano permettersi di non fare niente') a trovare un impiego che lo avvilisce e lo mortifica. In questa cronaca di un amore sghembo, in cui si fronteggiano due inconsapevoli egoismi, la giovanissima irène némirovsky sfodera già il suo sguardo acuminato e una perfetta padronanza della tecnica narrativa.
Come 'martin eden', questo romanzo troverà sempre appassionati - per i quali resterà il libro del cuore. Solo un 'realista selvaggio' come jack london poteva gettarsi in una vicenda così temeraria, che a partire da uno scenario che ricorda 'forza bruta' ci fa veleggiare nel cosmo e nelle epoche con stupefacente naturalezza. All'inizio siamo infatti nel braccio degli assassini di san quentin, in california, dove il protagonista viene regolarmente sottoposto alla tortura della camicia di forza. Ma in quella condizione disperata, con feroce autodisciplina, riuscirà a trasformarsi in un moderno sciamano che attraversa le barriere del tempo come muri di carta. Amato da lettori fra loro distanti come leslie fiedler e isaac asimov, 'il vagabondo delle stelle', ultimo romanzo di jack london, è anche il suo libro più originale, estremo - che si colloca in una regione di confine del firmamento letterario, fra stephen king e carlos castaneda.
Nella prima parte, 'il sottosuolo', il protagonista racconta la sua infanzia e la formazione della personalità più nascosta (il sottosuolo per l'appunto). Nella seconda, 'a proposito della neve fradicia', ripercorre alcuni episodi della sua vita dove più emerge il 'sottosuolo'. Segue alcuni compagni di scuola ad una cena, sfoga poi l'amarezza per le offese subite su liza, una prostituta incontrata in una casa di tolleranza, mostrandole con durezza che cosa l'aspetta nel futuro. Dopo qualche giorno liza ritorna da lui col desiderio di una vita pura, ma viene trattata con disprezzo e volgarità. Per umiliarla le mette in mano un biglietto da cinque rubli, che poi ritroverà sul suo tavolo quando la donna se ne sarà andata, testimonianza della grande dignità di liza.
In questo romanzo w. Somerset maugham mette in scena, come sempre o quasi, se stesso, ma stavolta nella doppia veste di strickland, un agente di cambio che per amore della pittura lascia il solido mondo della city per quello assai meno rassicurante di parigi prima e di tahiti poi, distruggendo lungo il cammino la vita di due donne, e del suo involontario biografo, un giovane deciso a indagare sugli oscuri, brutali, inaccettabili moventi di ogni vero artista. Celebre per decenni soprattutto come evocazione di paul gauguin, questo romanzo oggi ci appare finalmente per quello che è: un'inchiesta conturbante sull'attrazione fisica e totale per il bello, enigma 'che in comune con l'universo ha il merito di essere senza risposta'.
Due amanti si separano a parigi, all'inizio dell'ultima guerra. Anni dopo si ritrovano a stoccolma. La loro storia è cominciata in quella «terra di nessuno, dove l'uomo vive nella libertà e nel mistero». Poi quella vita segreta era stata a poco a poco messa in ombra dalla «seconda vita», la vita comune. E viene il momento di chiedersi: che cosa sussiste di quella storia? Giocando magistralmente sulla tastiera dei sentimenti, la berberova ha scritto un amaro, sottile apologo sull'amore e la libertà – e soprattutto su quella parte della nostra vita «di cui nessuno sa nulla» e sul come difenderla.
Appaiono qui per la prima volta in traduzione italiana tre degli shohin - un genere originale della letteratura giapponese moderna che si colloca in un territorio indefinito tra la novella e il saggio, caratterizzato da una notevole libertà di stile - di natsume soseki:
Pubblicato a puntate dal febbraio del 1914 e uscito in volume nel dicembre del 1916, dedalus. Un ritratto dell'artista da giovane è, insieme all'ulisse che lo seguirà a distanza di qualche anno, un vero e proprio ritratto dell'autore irlandese. Come scrive enrico terrinoni nella prefazione, il protagonista, stephen dedalus, è infatti il «principale avatar letterario di joyce». Lo scrittore aveva già usato questo nome per firmare i suoi racconti, ma «l'appellativo dal sapore mitologico non era per lui solo un nom de plume, era la sua stessa identità». Proprio come il celebre architetto di cnosso, joyce/dedalus tenta di fuggire da un labirinto rappresentato per lui dalla famiglia, dall'infanzia, dalla sua patria - l'irlanda -, dalla religione e dalla chiesa: un labirinto che imprigiona il suo animo di artista, che in questo romanzo di formazione si risveglia in tutta la sua sensibilità e irruenza. Merita però qualche parola anche l'autore della traduzione che qui riproponiamo: cesare pavese, legato allo scrittore irlandese - come scrive sempre terrinoni - da una «strana sincronicità» e da «un beffardo attraversarsi di destini». Una traduzione, quella del dedalus, che contribuì alla sua maturazione letteraria, tanto da poter essere considerata «una parte integrante del canone di pavese stesso». Prefazione di enrico terrinoni.