Il volume raccoglie una serie di riflessioni, considerazioni, digressioni sul tema della fotografia. 'medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo', la fotografia viene scrutata non in sé, ma attraverso un certo numero di casi.
Katie price ha diciassette anni e una rara malattia che le impedisce di rimanere anche solo un secondo sotto la luce diretta del sole. Farlo le costerebbe la vita. Solo al tramonto il mondo le si spalanca davanti. Una sera, mentre suona la chitarra cantando le sue canzoni in stazione, davanti a lei appare charlie, la sua 'cotta tremenda', l'ex atleta del liceo di cui katie è innamorata da dieci anni in gran segreto, senza mai aver avuto l'occasione di poterlo incontrare e frequentare. Perché tutto nella vita, per chiunque tranne che per lei, accade alla luce del sole. E quell'incontro cambierà per sempre il destino di entrambi.
Se la vita è un solitario, ciascuno vorrebbe essere il jolly. È proprio quello che capita al piccolo hans thomas. Dodici anni, un mazzo di carte e un minuscolo libriccino come compagni di gioco, intraprende un lungo viaggio alla ricerca di sua madre. Scoprirà così un'isola incantata, abitata da 52 nani strambi, un fantasioso naufrago e un folletto dispettoso. Ad hans non resterà che trasformarsi egli stesso in un jolly per risolvere l'enigma e non restare schiacciato dal suo beffardo destino.
Sicilia. Fine ottocento. Al centro del libro, quanto del film che ne è stato tratto da roberto faenza, è la critica del trasformismo delle classi dirigenti abbarbicate al potere e disposte, per mantenerlo, a cambiare spregiudicatamente bandiere e ideologie e a saltare sul carro del vincitore di turno; perfino delle rivoluzioni, se la posta in gioco è quella di vanificare il mutamento, di perpetuare il dominio. 'forse è venuto il tempo di federico de roberto' - scrive antonio di grado nella sua introduzione. 'forse il lettore adulto, laico, postideologico, avvezzo al dubbio e alla demistificazione che la sua opera pretende, è già alla soglia di questo incontro decisivo: con uno dei capolavori della letteratura europea tra otto e novecento, con la più radicale e spietata autoanalisi che una nazione e i suoi intellettuali abbiano formulato della loro storia politica e civile e della natura e del ruolo delle loro élite dirigenti'.
Amori che sfidano l'eternità, antichi segreti, luoghi inaccessibili e misteriosi, profondi odi e vendette estreme per la terza parte di un'avvincente saga nobiliare. Un romanzo storico, ricco di grandi passioni e intense emozioni, ambientato tra il piemonte e l'incantevole venezia del primo novecento, in cui il fil rouge dell'intricata vicenda è una triplice fede di diamanti appartenente a una nobildonna sabauda.
Un uomo vero sta a fronte alta davanti alla necessità, e perfino a dio: tutto questo è, e sempre sarà, zorba il greco, mani e gambe che diventano ali nella danza leggendaria sulla spiaggia, sullo sfondo di una creta pietrosa senza tempo.
Di notte, sulle porte delle case di parigi, appaiono strani numeri neri. All'altro capo della città, intanto, vengono recapitate incomprensibili missive che parlano di malattia e di morte. Solo il commissario adamsberg intuisce che tra i due fatti esiste un legame. Forse è una storia che affonda nei tempi bui dell'europa, quelli della morte nera. O forse il medioevo non è poi così lontano.
Un capolavoro assoluto come la gioconda non è solo un quadro da ammirare affascinati dagli occhi che sembrano vivi e dalla magia del sorriso. In realtà è un viaggio nella mente e nelle emozioni di leonardo. È una porta che si spalanca su un luogo e su un'epoca indimenticabili: firenze (ma anche milano, roma, mantova, urbino) e il rinascimento. Già dall'ottocento e fino a oggi, è stato detto e scritto moltissimo su leonardo e su monna lisa, un artista e un ritratto su cui si ha sempre l'impressione di non sapere abbastanza. Per andare a conoscere entrambi e svelarne l'eterno fascino, alberto angela ha scelto una chiave completamente nuova: lascia che sia la gioconda a 'raccontarci' leonardo, il genio che l'ha potuta pensare e realizzare. Partendo da ogni dettaglio del quadro e ricostruendo le circostanze in cui leonardo lo dipinse, scopriamo così che il volto della gioconda, levigatissimo dallo sfumato, non ha ciglia né sopracciglia (un dettaglio importante nella storia narrata in queste pagine). O che il suo vestito ha molto da dirci sulla moda del tempo, ma anche sulle abitudini e sull'economia della firenze di inizio cinquecento. O, ancora, che le sue mani non sarebbero state possibili senza approfonditi e sorprendenti studi di anatomia. O che il segreto del paesaggio va ricercato nel nuovo tipo di prospettiva 'aerea', ideato da leonardo. La gioconda può raccontarci queste e molte altre cose sul suo autore. Prefazione di carlo pedretti.
Dall'autrice di lei, una storia di affetti famigliari, di donne che sanno amare. «una tra le più importanti scrittrici italiane di oggi» - fulvio panzeri, avvenire «veladiano è lirica, intensa. Qualcosa di estatico e ossessivo pulsa coraggiosamente nella sua prosa» - leonetta bentivoglio, la repubblica«a tutta prima, questo adesso che sei qui di mariapia veladiano lo diresti un romanzo