La scuola odierna, riflettendo le tendenze di buona parte della società umana, è centrata sul mito della velocità, dell. Accelerazione e della competizione, come criterio di selezione al quale i bambini vengono educati fin dai primi anni di vita. Dal contatto quotidiano e continuato con la realtà scolastica nasce la riflessione de 'la pedagogia della lumaca'. Siamo nell'epoca del tempo senza attesa. Questo ha delle ripercussioni incredibili nel nostro 'modo di vivere'. Non abbiamo cioè più il tempo di 'attendere', non sappiamo partecipare ad un incontro senza essere disturbati dal cellulare, vogliamo 'tutto e subito. In tempo reale. Le teorie psicologiche sono concordi nel pensare che una delle differenze fra i bambini e gli adulti stia nel fatto che i bambini vivono secondo il principio di piacere (tutto e subito), mentre gli adulti vivono secondo il principio di realtà (saper fare sacrifici oggi per godere poi domani). Oggi gli adulti, grazie anche alla società del consumismo esasperato, vivono come i bambini secondo le modalità del 'voglio tutto e subito'. È necessario intraprendere un nuovo itinerario educativo. Genitori, insegnanti e tutti coloro che ruotano attorno al mondo della scuola, sono stimolati dalle suggestioni offerte dalla pedagogia della lumaca e possono ricominciare a riflettere sul senso del tempo educativo e sulla necessità di adottare strategie didattiche di rallentamento, per una scuola lenta e nonviolenta.
Dal maestro che ha ideato il metodo analogico, un affascinante strumento per aiutare i bambini ad affrontare la scuola in modo più sereno, gioioso ed efficace. A scuola alcuni alunni finiscono sempre presto gli esercizi assegnati scoraggiando gli altri e mettendo in difficoltà l'insegnante che non sa come tenerli occupati. Concentrazione e serenità con le cornicette e i mandala vuole proporre una soluzione a questa «mancanza di sincronia», presentando un itinerario di proposte grafiche studiate in modo da essere semplici da comprendere e lunghe da eseguire. Ciò permette a chi ha finito il compito di occupare il tempo libero in tranquillità e a chi deve ancora terminare di non sentirsi sotto pressione. Dedicandosi a questa occupazione ciascuno, con i suoi tempi, potrà inoltre trovare concentrazione, riposo e appagamento, godendo della bellezza delle simmetrie e dei colori. Ogni pagina del testo è arricchita da riflessioni sulla vita di classe e dei bambini, in una sorta di diario giornaliero lungo un ideale percorso di crescita e di maturazione, diretto a un'armonizzazione dei tempi di lavoro e a una maggior serenità sui banchi di scuola.
Che cosa può ancora fare un'insegnante che ama il suo lavoro? Quali sono le prospettive di un mestiere che non sa nemmeno più riconoscere se stesso? Un racconto-riflessione, amaro e divertito, sulla nuova scuola italiana, le sue follie e il suo declino che pare inarrestabile. Tra aneddoti, curiosità e stridenti effetti comici, il ritratto di un mestiere che davvero 'non c'è più', perché è stato strozzato e fatto a pezzi da insensate 'parole d'ordine', ingabbiato in un labirinto di 'progetti', 'strategie educative' e 'recuperi', lasciando i suoi protagonisti, insegnanti ma anche studenti, spaesati e delusi, forse anche nostalgici di un mondo in cui le parole 'insegnare' e 'studiare' non significavano altro che se stesse.
Sulle tracce di 'la testa ben fatta' e 'i sette saperi necessari all'educazione del futuro', edgar morin auspica una riforma profonda dell'educazione, fondata sulla sua missione essenziale, che già rousseau aveva individuato: insegnare a vivere. Si tratta di permettere a ciascuno di sviluppare al meglio la propria individualità e il legame con gli altri ma anche di prepararsi ad affrontare le molteplici incertezze e difficoltà del destino umano. Questo nuovo libro non si limita a ricapitolare le idee dei precedenti ma sviluppa tutto ciò che significa insegnare a vivere nel nostro tempo, che è anche quello di internet, e nella nostra civiltà planetaria, nella quale ci sentiamo così spesso disarmati e strumentalizzati.
Il fenomeno del bullismo è divenuto una vera piaga sociale, la cartina di tornasole in cui i cosiddetti deboli sono presi di mira dai 'forti'. Ma qual è il confine che separa queste due gerarchie? Chi è veramente forte, chi veramente debole? In una serie di racconti che si rifanno a storie vere, intercettate dagli autori durante lo svolgimento delle rispettive professioni, sono delineate diverse categorie del problema: ci sono ovviamente i bulli, che si fanno coraggio grazie al 'branco', formato da 'gregari' passivi che spesso subiscono loro stessi la violenza. E poi ci sono le vittime, con tutto il loro bagaglio di dolore e tristezza, spesso imbarazzati nel confessare quanto a loro inferto. Il libro, che sarà ampiamente promosso nelle scuole, ritorna sul contesto già indagato nei precedenti volumi di bruno furcas - 'storie di bullismo', 'storia semiseria di un ragazzo strano' e 'i dolori del giovane bullo' - con l'intenzione di fornire uno strumento di approfondimento e riflessione. Introduzione di michela capone.
Periferia di milano, anni settanta. Gli anni del terrorismo e della droga, dei sogni di oriente e di liberazione. Una mattina, nella classe di un istituto agrario, fa la sua apparizione giulia, una giovane professoressa di lettere che parla di letteratura e di poesia con una passione sconosciuta. È quell'incontro a
Che cosa può ancora fare un'insegnante che ama il suo lavoro? Quali sono le prospettive di un mestiere che non sa nemmeno più riconoscere se stesso? Un racconto-riflessione, amaro e divertito, sulla nuova scuola italiana, le sue follie e il suo declino che pare inarrestabile. Tra aneddoti, curiosità e stridenti effetti comici, il ritratto di un mestiere che davvero
La profonda, anche se scomoda, obbedienza alla chiesa, la fedeltà alla propria parrocchia, il rifiuto di strumenti potenti e consumistici (televisione, cinema, bar. ) e l'esclusiva dedizione di don milani alla gente del suo popolo, hanno fatto di barbiana il luogo dell'incarnazione e della sovranità suprema raggiungibile dall'uomo.
Periferia di milano, anni settanta. Gli anni del terrorismo e della droga, dei sogni di oriente e di liberazione. Una mattina, nella classe di un istituto agrario, fa la sua apparizione giulia, una giovane professoressa di lettere che parla di letteratura e di poesia con una passione sconosciuta. È quell'incontro a 'salvare' massimo recalcati che, in questo libro dedicato alla pratica dell'insegnamento, riflette su cosa significa essere insegnanti in una società senza padri e senza maestri, svelandoci come un bravo insegnante sia colui che sa fare esistere nuovi mondi, che sa fare del sapere un oggetto del desiderio in grado di mettere in moto la vita e di allargarne l'orizzonte. È il piccolo miracolo che può avvenire nell'ora di lezione: l'oggetto del sapere si trasforma in un oggetto erotico, il libro in un corpo. Un elogio dell'insegnamento che non può accontentarsi di essere ridotto a trasmettere informazioni e competenze. Un elogio della stortura della vite che non deve essere raddrizzata ma coltivata con cura e riconquistata nella sua singolare bellezza.