Romanzi classici da leggere durante l'adolescenza, proposti in una nuova veste grafica. Dopo un'infanzia difficile, di povertà e di privazioni, la giovane jane trova la via del riscatto: si procura un lavoro come istitutrice presso la casa di un ricco gentiluomo, il signor rochester. I due iniziano a conoscersi, si parlano, si confrontano e imparano a rispettarsi. Dal rispetto nasce l'amore e la possibilità per jane di una vita serena. Ma proprio quando un futuro meraviglioso appare vicino, viene alla luce una terribile verità, quasi a dimostrare che jane non può essere felice, non può avere l'amore, non può sfuggire al suo destino. Rochester sembra celare un tremendo segreto: una presenza minacciosa si aggira infatti nelle soffitte del suo tetro palazzo.
Lo scudetto rubato, romanzo o realtà? Fiction o ricostruzione storica? Mai titolo fu più appropriato. Correva l'anno 1971-72, il torino vincitore della coppa italia gioca un campionato eccellente ma arriva secondo con il milan a un punto dalla juventus. Due arbitri di cormons (una pura combinazione di un campionato combinato? ) tolgono al torino due punti su due gol regolari e un punto al milan. Al torino non è stato rubato soltanto lo scudetto del 1927. Il libro è il racconto, l'indagine di due cronisti sportivi, la raccolta di fatti e testimonianze che lasceranno alla giuria popolare il verdetto. Lo scudetto rubato è uno spaccato del nostro paese negli anni settanta, con il toro che si ritrova nel primo caso internazionale di doping al contrario, a las palmas. Prefazione di gian paolo ormezzano.
Una nuova inchiesta della piccola investigatrice che ha saputo sposare la metodologia scientifica con una propria versione delle maniere spicce della hard boiled school, conquistando numerosissimi fans in tutto il mondo. «flavia de luce: la figlia di agatha christie e conan doyle» - roberto iasoni, la lettura - corriere della sera «nelle pagine di bradley contano la sapienza dell'intreccio, l'ironia, il riferimento alle migliori tradizioni del 'giallo'. E lo scatto di fantasia. Ottima detective story. Nelle mani di una ragazzina» - antonio calabrò, il piccolo 1952. Flavia de luce - grandissima esperta di veleni nonché «giovane detective più famosa al mondo» - ormai ha 12 anni e dall'inghilterra viene spedita oltreoceano, a toronto, dove proseguirà gli studi presso la stessa accademia femminile frequentata a suo tempo dalla madre harriet. Nonostante il trasferimento in canada non sia particolarmente gradito a flavia, la nuova scuola non è certo priva di motivi di interesse perché le promette la concreta possibilità di penetrare nel mistero che circonda la figura della madre (a suo tempo affiliata ai servizi segreti britannici). Si vocifera poi che nel corso dell'ultimo anno tre convittrici siano misteriosamente scomparse dall'accademia, per non dire dell'insegnante di chimica, mrs bannister, protagonista in passato di una scandalosa vicenda giudiziaria che l'aveva vista infine assolta dall'accusa di avere ucciso il marito adoperando un veleno che non lascia tracce. Flavia non ha nemmeno il tempo di sistemarsi nella sua camera di collegiale che dal camino piomba giù, avvolto nella bandiera dell'union jack, un cadavere mummificato! Ce n'è abbastanza per impegnare a fondo le risorse della piccola investigatrice che ha saputo sposare la metodologia scientifica con una propria versione delle maniere spicce della hard boiled school, conquistando numerosissimi fans in tutto il mondo.
Sul limitare della sua età più matura, un uomo sceglie di chiudersi in una stanza d'albergo a belluno. Quella stessa città, fredda e tagliente, lo aveva accolto molto tempo prima, quando, insegnante alle prime armi, si era trasferito dal sud, e lentamente aveva dischiuso al nuovo arrivato una particolare familiarità pulsante di storie e di individui. Nella solitudine della stanza 125, l'uomo intraprende una coraggiosa indagine retrospettiva sul proprio vissuto. Agli appuntamenti con la sua memoria si presentano tanti personaggi: i colleghi, gli incontri casuali, gli amici, gli amori, catturati in episodi quotidiani o straordinari, adesso lontani e perduti, ma narrati con una squillante vividezza capace di renderli presenza ancora attuale. Pensieri e fantasie si intrecciano in maniera inestricabile, rendendo indistinguibile la separazione tra ciò che è ed è stato reale e ciò che invece appartiene all'immaginazione, al desiderio o al rimpianto. E poi, superata la dimensione di ricordo e acquisita una nuova coscienza di sé, giunge la scelta di riprendersi il presente e di affrontare un tormentato percorso per riappropriarsi di un difficile ruolo di padre.
Piccolo classico che tratteggia con sofferta onestà la complessità degli affetti familiari, questo romanzo è al tempo stesso un canto all'innocenza spezzata e la straordinaria prova d'autore di un maestro del novecento. «qui tutto è ridotto all'osso, ai sentimenti, alle emozioni. Alle contraddizioni che agitano ogni famiglia» – clara sereni«questo libro non è un'opera di fantasia. È un colloquio dell'autore con suo fratello morto. L'autore, scrivendo, cercava consolazione. » inizia così l'opera più intima di pratolini, dedicata al difficile rapporto con il fratello perduto. Orfani di madre, i due bambini vengono presto separati: vasco resta nell'umile casa paterna, dante cresce nella dimora del barone dove, ribattezzato ferruccio, vive come «in un acquario – senza sbucciature ai ginocchi, senza segreti né scoperte». Ancorati a mondi troppo distanti, divisi da rancori sempre più indicibili, i fratelli restano due estranei. Finché, alla morte del barone, ferruccio deve lasciare il mondo dorato che lo aveva risucchiato per capriccio, e l'argine che ha tenuto separati lui e vasco crolla. Con esiti imprevedibili e drammatici. Piccolo classico che tratteggia con sofferta onestà la complessità degli affetti familiari, il romanzo è al tempo stesso un canto all'innocenza spezzata e la straordinaria prova d'autore di un maestro del novecento.
Fra i grandi scrittori del novecento, joseph roth è quello che più pervicacemente ha saputo tener fede alla figura del narratore. Raccontare storie disparate, intesserle, farle risuonare l'una con l'altra, fare dei propri racconti «una grande casa con molte porte e molte stanze per molte specie di uomini»: questo è il sogno che roth perseguì in tutta la sua vita di scrittore. E lo riconosciamo subito leggendo queste narrazioni, sparse nell'arco di più di vent'anni, chiuse alcune nella misura essenziale dell'apologo, dove avvertiamo ogni volta di muoverci all'interno di un unico, ma quanto mai vasto e variegato mondo. Molte sono le vie che roth tenta, e più di una volta si può dire che esse conducano alla terra della perfezione, come nel caso almeno del
Ognuno ha un segreto. Ma l'editore ne aveva uno di troppo. «non ci si aspetta da crapanzano il colpo di scena mirabolante, o incastri geniali, il suo lettore sa però che pagina dopo pagina si viaggia in modo confortevole. Arrigoni contiene una summa di molti investigatori» - piero colaprico, robinsonmilano, 1958. Leonardo bruni dirige l'omonima e fortunata casa editrice con sede in porta venezia. Tra i suoi collaboratori spicca alberto masserini, correttore di bozze poi promosso a redattore capo dopo aver scovato e fatto pubblicare un romanzo di successo. La sua fortuna però si esaurisce presto, perché viene trovato con la gola squarciata nel suo appartamento in via settala. L'assassinio del giovane e brillante redattore capo porta arrigoni a indagare in un ambiente per lui del tutto nuovo, quello dell'editoria. Il caso si presenta piuttosto complicato: l'omicidio è avvenuto a casa della vittima, ma non c'è traccia di forzature alla porta d'ingresso né tanto meno impronte digitali: l'assassino ha agito con freddezza e lucidità. L'indagine mette il commissario in contatto con i vari personaggi che hanno a che fare con la casa editrice: l'editore, la moglie e i componenti dei diversi reparti, più il classico ricorso alla portinaia della vittima. Ma non ne esce un gran che, se non che il defunto aveva una forte passione per le donne e il gioco d'azzardo. L'inchiesta si allarga così coinvolgendo anche conoscenze extra lavorative del masserini. La soluzione del caso alla fine arriverà nel modo più inaspettato e imprevedibile, con la scoperta di un assassino assolutamente insospettabile.
Pubblicato nel 1866, delitto e castigo è il resoconto psicologico di un crimine. Raskol'nikov, povero studente di pietroburgo, per emanciparsi da una miseria opprimente non esita a uccidere una vecchia usuraia e la sua incolpevole sorella, per poi derubarle. Il delitto ha un profondo valore simbolico: l'usuraia incarna l'iniquità del mondo e col suo gesto scellerato il giovane vuole mettere alla prova quella capacità di infrangere la legge che è propria dell'«uomo superiore», libero e svincolato da ogni morale. Ansia di sublime e fascino dell'abiezione, volontà di ferire e desiderio di espiare lacerano il cuore e la mente dell'omicida. Combattuto tra il ricordo ossessivo del misfatto e il timore angoscioso di venire scoperto, raskol'nikov finisce col diventare l'implacabile giudice di sé stesso, fino alla catarsi finale: l'ammutolire della ragione, il palesarsi improvviso di una rivelazione che conduce ad accettare il castigo come destino.
«un fuoco vivo come non ne ho mai visti»: così è per franz kafka la giovane traduttrice ceca milena jesenská pollak, conosciuta a praga. A lei kafka comincia a scrivere nell'aprile del 1920, sul balcone della pensione ottoburg di merano, dove si era recato per un soggiorno di cura. Amici e amiche così descrivono milena: «fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti. Non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L'amore era per lei un che di chiaro, di ovvio». Prima di lei ci furono altre donne nella vita di kafka, ma nessun'altra riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, ma per l'incapacità di scendere a compromessi.
Torna nelle librerie italiane, in una nuova traduzione, il romanzo capolavoro di rabindranath tagore, primo scrittore non europeo a ricevere il premio nobel per la letteratura, nel 1913. «tagore è più grande di tutti noi» -w. B . Yeatsda questo romanzo è stato tratto un film diretto da satyajit ray, presentato a cannes nel 1984 e candidato alla palma d'oro. All'alba del ventesimo secolo, lo stato del bengala è la culla del movimento indipendentista indiano contro la dominazione britannica. Nikhil, proprietario terriero dall'indole mite e spirituale convinto che il tumulto che sta agitando il paese possa essere risolto in modo pacifico, vede presto irrompere la tensione anche tra le mura del suo palazzo: quando la moglie bimala esce dall'isolamento del gineceo per fare la conoscenza di sandip, leader radicale pronto a utilizzare qualsiasi mezzo per ottenere l'indipendenza, la donna rimane inevitabilmente attratta dal suo carisma e dalle sue idee in merito al futuro del paese. Si delinea così un pericoloso triangolo, in cui i due uomini, che rappresentano due modi differenti di interpretare la causa indiana contro l'imperialismo, diventano rivali anche nel campo degli affetti. Intanto bimala, che insieme alla coscienza politica vede risvegliarsi il suo anelito verso l'emancipazione femminile, dovrà cercare di risolvere quell'opposizione tra «la casa e il mondo», apparentemente inconciliabile. Con una prosa elegante e raffinata, il romanzo tratteggia un personaggio femminile forte, coinvolgente sia dal punto di vista emotivo che da quello simbolico.