In un angolo del cortile della casa di debrecen in cui magda szabó visse per molti anni, c'era un vecchio pozzo ricoperto ormai da lungo tempo. Era un luogo al quale la bambina non poteva avvicinarsi e che per questo esercitava un fascino particolare. Le alterne vicende della vita e della storia condussero poi la scrittrice lontano dalla città natia, nella casa andarono a vivere altri inquilini, il cortile fu frequentato da gente sconosciuta. Ma non per questo l'incanto di quel posto si fece meno intenso: il vecchio pozzo non era più una minaccia, anzi, le sue misteriose profondità custodivano vivi e intatti i frammenti dell'infanzia che la donna ormai adulta e famosa poteva richiamare alla memoria a ogni nuova visita. Appaiono così i genitori, due 'scrittori mancati' che tuttavia non rimpiansero mai di non avere consacrato tutta la vita all'arte e diedero alla figlioletta un'educazione particolare tutta intrisa di solidi valori e antichissima cultura; emerge debrecen, la città in cui il vento era più autentico, l'acqua più buona, le stelle più luminose, fanno capolino il natale, gli animali, il paesaggio, gli antenati, la scuola, i giochi dell'infanzia. Accostandosi, come una novella alice, a quel pozzo, che è allo stesso tempo cifra dell'infanzia e del suo mondo interiore, capitolo dopo capitolo magda szabó ci svela l'origine di un'esistenza artistica fuori dal comune.
Bet non è bella ma fa tipo. È appassionata, grintosa e ha una lingua corrosiva. Ripete il terzo anno di liceo e abita in barriera di milano, un posto che si chiama così anche se si trova a torino. Bet ce l'ha con il mondo. Con il padre, ex operaio ed ex sindacalista, che si è trasferito nella capitale. Con la madre, che non riesce a tenerle testa per quanto si sforzi, e con il passivo compagno di lei, leonardo. Con il guardone del palazzo, che la spia da dietro le tende. Con la scuola, che tenta di irreggimentarla. Con la gente, che ha perso la voglia di ribellarsi. E persino con se stessa. Perché si incolpa della tragedia che ha distrutto la sua famiglia. Bet non ce la fa proprio a frenare la lingua e a non dire quello che pensa. In modo ingenuo, a volte goffo, ma obbedendo a un istinto incontrollabile, perché vuole cambiare le cose. Prima si oppone allo sfratto di un'anziana signora, finendo in caserma. Poi cerca di aiutare viola, una ventiduenne incinta dalla risata esplosiva, ma riesce a ficcarsi in un altro guaio. Infine, insieme al suo amico andrea, organizza uno sciopero nella fabbrica dove la madre rischia il licenziamento. Ma la delusione e la rabbia per i soprusi subiti la spingono a un gesto impulsivo e lucidissimo, dagli effetti inarrestabili. Il ritratto di un'intera generazione precaria, incatenata e muta, che però non sa smettere di sognare.
Una raccolta di racconti in cui faber taglia come un bisturi il tessuto fragile dell'esistenza, tra personaggi solitari e reclusi sempre sospesi sul baratro di un possibile sogno di vita. Un dittatore affida la propria vita alla dottoressa di cui ha imprigionato il figlio e il marito; un uomo esce dopo cinque anni dal manicomio, per scoprire che la famiglia ha bisogno della sua assenza; due bambini vivono nell'eterno crepuscolo di un bagliore artico.
Walter benjamin, céline, ma anche lo storico marc bloch, il filologo erich auerbach, l'editore donoël, gli industriali citroën e renault, gli scacchisti alekhin e cabablanca, saint-exupéry, marlene dietrich, l'omino della michelin e tanti altri: sono questi alcuni dei personaggi che popolano le pagine del romanzo fantastico di michele mari ambientato nella parigi degli anni trenta.
Un intellettuale marsigliese passato dalla resistenza alla malavita, un pappone indolente e un pastore sardo scampato a una pesante condanna organizzano il furto di un carico di merce preziosa. Tre uomini provenienti da diverse latitudini ed esperienze che il destino riunisce a genova per il 'colpo' della vita. Due donne, una timida prostituta dell'angiporto e un'affascinante istriana, attraversano indenni lo spettacolo del disastro. Ma saranno fabrizio e alessandro, personaggi fino a quel punto marginali, a rintracciare e raccontare gli esiti delle avventure degli altri.
Isabel è una ragazza londinese come tante che conduce una vita ordinaria. Eppure, agli occhi del narratore innamorato, la sua esistenza è piena di fascino e aspetti degni di attenzione. Accusato dalle precedenti fidanzate di essere distratto e di non capire le donne, l'innamorato vuole rimediare stendendo una vera e propria biografia dell'amata: ne esplora il passato, i segreti, le abitudini, ne studia persino l'albero genealogico; indaga i suoi gusti in fatto di libri, dischi, cibo, animali e sesso. Per concludere che l'amore è prima di tutto un percorso di conoscenza. E che per un uomo l'animo di una donna è un enigma mai sciolto.
Fra immaginazione e realtà, fra dimensione onirica e stato di veglia, si muove la vicenda di un uomo qualunque in un afoso agosto di una città come tante. Un uomo che credeva di sapere 'le cose come sono' in questo mondo finché una donna, improvvisamente sbucata nel buio pesto della notte, non gli si fa accanto aggredendolo con una scenata di gelosia. Della donna conosce solo la voce e le braccia emerse dal buio, ornate da braccialetti muniti di ciondoli tintinnanti che rappresentano personaggi e oggetti della mitologia sarda. Lei stessa ha nominato tanit, la venere mediterranea. Da questo episodio iniziale si diparte il filo giallo del mistero in grovigli di accadimenti fino a una inquietante quanto strana morte. Un giallo conturbante questo nuovo romanzo di giulio angioni, anche per l'insistente obbligata domanda che attraversa il lettore: da che parte stanno 'le cose come sono'? Dalla parte della realtà quotidiana e con piedi a terra in cui sembra volersi radicare il protagonista josto o da quella dell'evento straordinario che ci rimescola agli dèi? Angioni scrive in una prosa garbata da cui traspaiono la cultura, il senso dell'umorismo, e il grande affetto dell'autore per la sua sardegna, per le antiche civiltà fiorite nell'isola, per il suo mare, la sua luna, gli affascinanti paesaggi.
Stefano è un ragazzo siciliano idealista, milita fra i separatisti, partecipa ad azioni di guerriglia. Ricercato, si trasferisce al nord. Rientrato nell'isola, si adatta. Una serie di compromessi lo rendono quindi ricco e potente. Ma a un certo punto gli eventi volgono al peggio e la commistione della mafia con la politica si fa tangibile.
Nel sud dell'inghilterra si stende la foresta, vasta regione popolata ancora oggi di daini e cavalli selvaggi, ricca di memorie storiche e di leggende misteriose. Questo libro narra la sua epopea: secolo dopo secolo, dalla fine dell'anno mille alla primavera del duemila, riemergono le vicende delle famiglie della foresta: storie d'amore e intrighi avventurosi, faide secolari e grandi legami di sangue. Ma anche pratiche di stregoneria e atti di pirateria che vedono come protagonisti legnaioli e monaci, mercanti e marinai, gentildonne e contadini, proprietari terrieri e militari.
Jak è uno studioso di cicloni che porta i capelli a spazzola, vestiti comodi e un orecchino di diamante; mira una perfetta padrona di casa che scrive galatei per mogli di manager e vive in una vecchia casa lilla piena di ricordi. Due esistenze apparentemente definite e destinate a sfiorarsi senza conseguenze, se eventi imprevedibili non mescolassero le carte scuotendo dalle fondamenta le certezze di lei, fino a sospingerla nel quotidiano di lui, assai più ricco e sfaccettato di quanto ci si potrebbe attendere. Da un giorno all'altro mira si ritrova senza punti di riferimento: il marito se n'è andato, i conti non tornano, e tutto, improvvisamente, dipende da lei: i figli, la madre e la nonna arroccate nelle loro abitudini, la casa amatissima e ingombrante. È l'inizio traumatico di una nuova vita, che la obbliga a riconsiderare il proprio ruolo e il proprio passato, a riscoprire in sé risorse e ambizioni sepolte. Anche la vita di jak deve ripartire: rientrato in india dagli stati uniti, assiste disperato la figlia diciannovenne, vittima di un terribile incidente, e non riesce a darsi pace, tra il bisogno di appurare la verità su quanto le è accaduto e il senso di colpa per non averla saputa proteggere. Il cuore della storia è l'incontro sommesso eppur decisivo tra mira e jak, in un paese in cui convivono con qualche stridore il peso delle tradizioni e la complessità del presente, e insieme la loro capacità di 'accettare l'inevitabile' e guadagnarsi nuove prospettive.