In un'assolata domenica d'estate una bambina ascolta per caso una conversazione della madre, e la sua vita cambia per sempre: i genitori hanno avuto un'altra figlia, morta ancora piccola due anni prima che lei nascesse. È una rivelazione che diviene spartiacque di un'infanzia, segna il destino di una donna e di una scrittrice.
Con la storia di cem, personale e universale allo stesso tempo, orhan pamuk interroga i fondamenti letterari della civiltà occidentale e orientale, intrecciando l'edipo re di sofocle con il rostam e sohrab di ferdowsi per scrivere il suo romanzo più sorprendente e fulminante, capace, con i suoi colpi di scena, di togliere il fiato a ogni lettorepamuk fa con istanbul quello che joyce ha fatto con dublino - the washington postcem era un liceale nella istanbul di metà anni ottanta come tanti altri quando suo padre farmacista viene arrestato dal governo e torturato dalla polizia a causa delle sue frequentazioni politiche. Non farà mai più ritorno a casa. Per aiutare la madre cem andrà a lavorare in una libreria: è qui, tra i romanzi e gli scrittori che vengono a trovare il padrone della libreria, che cem inizierà a sognare di diventare uno scrittore. Rimarrà sempre con questo desiderio, con questa fame di storie, anche se la vita ha in serbo altro per lui: quando la libreria chiude, cem diventa l'apprendista di mastro mahmut, un costruttore di pozzi. Tra maestro e allievo si stabilisce un legame profondo, e il ragazzo sente di aver trovato in mahmut quel padre che da lungo tempo ha perso. Mahmut e la sua ditta hanno un nuovo incarico: scavare un pozzo in un paese nei dintorni di istanbul. Ed è li che cem incontrerà l'attrice dai capelli rossi. Inizierà a spiarla mentre è in scena, indifferente alla tragedia a cui sta assistendo, concentrato solo su di lei, e poi nella casa dove vive col marito, per strada. Fino a quando l'ossessione erotica per questa donna più grande di lui si trasformerà in un'unica, folle, indimenticabile notte di sesso. Cem non potrebbe essere più felice: non sa che la sua vita cambierà per sempre e che il destino ha già iniziato a tessere la sua complicata, crudelissima, imprevedibile trama.
Villejuif è l'estrema periferia di parigi: oltre, non c'è che la campagna bianca di brina. È qui che la polizia ha rinvenuto il cadavere di una prostituta. Solo un mostro può avere commesso un simile delitto. E chi altri può essere, il mostro, se non il signor hire, che tutti scansano con un brivido? Il signor hire è piccolo, grasso, come se non fosse fatto né di carne né di ossa. Sul suo viso cereo spiccano baffetti che sembrano disegnati con la china. Tutti i suoi gesti hanno la rigida precisione di un cerimoniale. E' davvero lui il colpevole? Solo nell'epilogo ogni interrogativo troverà risposta, un epilogo nel quale tutto converge come per un disegno fatale, un epilogo preparato, momento per momento, eppure indicibilmente atroce.
Il passato raccontato da michele mari è quello mitico e irrecuperabile dell'infanzia, eroso negli anni da una diaspora di oggetti e sentimenti il cui ricordo continua a sanguinare. Ma in questi racconti non c'è mai il rimpianto di una perduta età dell'oro, perché la violenza immaginifica dell'autore opera un recupero altissimo di emozioni infantili legate a un universo in cui le sole figure amiche sono quelle dei propri personali mostri e di pochi, semplici ma 'fatidici' giocattoli. Ogni pagina spalanca abissi di malinconia dove fanno irruzione visioni fantastiche e terrificanti, in cui riecheggiano nitide le voci degli autori più amati, stevenson, london, poe, melville. Così i giardinetti che accolgono gli svaghi pomeridiani dei bambini diventano lande inospitali, dove s'aggirano tremende creature mitologiche come le antiche madri; così un puzzle segna l'iniziazione a un'ascesi quasi monastica, così le copertine di urania o le canzoni degli alpini diventano la palestra di ossessive elucubrazioni mentali, e tutto è tanto più feticisticamente inventariato quanto più la vita sembra cosa riservata ad altri. Una narrazione di trasalimenti e precoci nevrosi, condotta con commozione ma anche con feroce umorismo dalla voce inconfondibile di michele mari. Il ritorno di un libro uscito da mondadori nel 1997, e già considerato da molti un piccolo, imprescindibile classico.
Storia d'amore che si trasforma in ossessione e sfocia in omicidio, il primo romanzo di sabato, apprezzato tra gli altri da albert camus, thomas mann e graham greene, è una meditazione sulla condizione patologica dell'artista o, più in generale, sulla patologia della conoscenza. La voce narrante è quella di un pittore, juan pablo castel, un uomo solitario che si sente come imprigionato in un tunnel che lo isola dagli altri. Dopo il processo che l'ha condannato a scontare la sua colpa, descrive in pagine di grande e impietosa lucidità il proprio amore per maria iribarne, la moglie di un altro uomo. Lei costituisce per lui l'unica residua possibilità, sebbene parziale, di contatto con il mondo attraverso la sua arte. Almeno fino a quando lui non si accorge che anche questa forma di comunicazione è irrealizzabile e arriva, in un crescendo drammatico di delirio, a eliminare l'oggetto stesso della sua allucinata e contorta passione. 'e esistita una persona che mi potrebbe capire. Ma fu, precisamente, la persona che ho ucciso. '
Becky ha trent'anni e aspetta una bambina. Ha un marito adorabile, tanti amici, uno dei ristoranti più 'in' della città, ma é grassa. O come dice la sua ecografista, è obesa. Ma se la taglia è un problema superabile, non si può dire altrettanto dell'insopportabile suocera che, subito dopo il parto, decide di trasferirsi a casa sua. Ma c'è anche chi, come la sua amica kelly, deve affrontare un marito disoccupato che, dopo essere diventato papà di uno splendido bambino, ciondola per casa in mutande. O ayinde che, cullando il suo bambino di pochi mesi, riesce a vedere suo marito, superstar del basket, solo in televisione. E lia, ex attrice di hollywood, che trascorre il tempo spiando becky e nasconde un dolore troppo grande per essere raccontato.
Un negozio nel cuore della vecchia barcellona, pieno di oggetti antichi e manoscritti rari. È qui che, alla metà del '900, adrià ardèvol cresce sotto lo sguardo del padre antiquario, uomo dal cuore freddo e dai molti segreti. È intelligente, adrià, forse troppo, e lo studio costante lo porta, nel volgere di pochi anni, a imparare tredici lingue e a suonare il violino come un virtuoso. Ma il giorno in cui il padre felix muore assassinato per strada, sarà proprio il violino - un prezioso storioni del 1700 che il ragazzo ha scambiato con uno strumento di nessun valore - a risvegliare in adria il sentimento di una colpa che ha radici lontane, e che forse ci riguarda tutti. Perché sono gli oggetti - lo storioni, una medaglietta d'oro del medioevo, un vecchio cencio sporco e strappato - a spalancare le porte del passato, e a convocare i testimoni dimenticati di una storia densa di violenza e sopraffazioni, che dalle torture dell'inquisizione ai convogli piombati di auschwitz si ripete inesorabile attraverso i secoli.
Jonathan livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali volare non è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi il cibo e impara a eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia. Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore; di chi prova un piacere particolare nel far bene le cose a cui si dedica. E con jonathan il lettore viene trascinato in un'entusiasmante avventura di volo, di aria pura, di libertà.
Tormentato da antiche ossesioni, dennis, il cui soprannome è spider, 'ragno', vive a londra in una pensione gestita dalla signora wilkinson, una donna ora materna, ora terribilmente autoritaria. Nella vita di dennis affiora lentamente il ricordo di una sconvolgente esperienza, l'evidenza di un terribile delitto e le violente immagini legate a una lunga permanenza in manicomio. Giorno dopo giorno l'uomo scivola nei labirinti di una follia inarrestabile, il suo mondo si scompone in un gioco di specchi e la linea che divide la realtà dal baratro della pazzia si fa sempre più labile.
Flavio e francesco sono fratelli. Il primo è un pragmatico uomo d'affari, dirige con successo l'azienda di famiglia e ha saputo far sua una vita che ha trovato già pronta. Il secondo, musicista e viaggiatore, è di quelli che fin da piccoli vanno a sbattere contro il mondo, e da grandi si ritrovano disillusi pur senza perdere l'ironia. Difficile immaginare due vite più diverse, due orbite più distanti. Eppure la corrispondenza tra le certezze di flavio e le inquietudini vagabonde di francesco è troppo precisa per non far pensare a due opposti che, inesorabilmente, tornano ogni volta ad attrarsi. E poi ci sono le donne, ad aggrovigliare i destini: c'è laura, moglie di flavio da sempre innamorata di un altro, ed elisa, l'incontro travolgente, la scintilla che francesco non sapeva neppure di stare aspettando. 'io no' è la storia di questi amori: sovrapposti, sfasati, ricambiati, nascosti; è, soprattutto, il racconto esilarante e drammatico di un grande viaggio, quello che ognuno intraprende alla ricerca di se stesso. O di qualcuno che gli assomiglia.