A cento anni di distanza dalla fatale collisione, massimo polidoro ricostruisce la vicenda del titanic in un racconto corale che intreccia le storie di ufficiali e passeggeri, naufraghi e soccorritori, scienziati e avventurieri. Attraverso gli occhi dei protagonisti assisteremo all'intero svolgimento di una storia intramontabile. Saremo accolti a bordo. Visiteremo la nave e i suoi meravigliosi saloni. Incontreremo i personaggi più interessanti. Vivremo le emozioni della traversata. Fino al momento del fatale impatto, quando la nave si inclina, il panico si diffonde e la sorte distingue tra sommersi e salvati. E poi si andrà alla ricerca del relitto, ci si inabisserà nelle profondità dell'oceano per scorgerlo ancora una volta da vicino, e infine vederlo risorgere a nuova luce. A rammentarci che 'la vita non è che una partita giocata con la dea fortuna'.
Un saggio storiograficamente impeccabile che non rinuncia alla narrazione. Finalmente una storia dei longobardi che non patisce la distorsione di un'ottica tutta italiana. Di questo popolo interessantissimo, adatto a un'analisi antropologica e non solo storica, jarnut segue in alcuni capitoli caratteri e mobilità (forse in scandinavia, certamente nella germania settentrionale e nelle odierne boemia e ungheria) precedenti la famosa invasione italiana del vi secolo. È un popolo fortemente caratterizzato da un atteggiamento di migrazione totale: non si espande in italia (come faranno poi i franchi nell'vlll secolo), ma vi si trasferisce integralmente, lasciando ben poco di sé nelle regioni di provenienza. Il nuovo insediamento italiano fu poi definitivo, e i longobardi interpretarono in modo «germanico» modelli bizantini (di bisanzio erano stati alleati militari), tradizioni circoscrizionali romane e schemi culturali dell'antichità, costituendo per l'ltalia la piú importante cinghia di trasmissione fra il tardo impero romano e il pieno medioevo. L'ltalia divise in due le vocazioni e i destini dei longobardi, perché a nord, nella «langobardia», posero le premesse per il «regnum italicum» e per i contatti con altri popoli germanici; a sud, dove dominarono piú a lungo, ebbero contatti stretti con i popoli mediterranei. Il loro cammino verso una vera integrazione latino-germanica fu interrotto dall'invasione di carlomagno. Di questi aspetti jarnut dà conto in pagine che non rinunciano alla narrazione e che contengono, utilmente, tutte le informazioni di base.
La cornice in cui si inserisce la ricostruzione dei tanti eventi ripercorsi nel volume vede giampaolo pansa confrontarsi con livia, una brillante funzionaria della biblioteca nazionale di firenze, che a suo tempo aveva svolto ricerche sui fatti sanguinosi dell'immediato dopoguerra. Assieme a lei, l'autore si avventura su un terreno minato, socchiudendo porte che ancora oggi molti vorrebbero tenere sbarrate: l'accusa di revisionismo è sempre in agguato per chi, pur condividendo le stesse posizioni dei vincitori, vuole scrivere tutta intera la storia. Pansa non se ne cura e indaga nelle pieghe di episodi e circostanze che videro migliaia di italiani vittime delle persecuzioni e delle vendette di partigiani e antifascisti.
La storia è come un'arma. Come un fucile puntato contro la verità. La scrive chi vince, chi intende costruire e consolidare un potere. A questo scopo essa viene tramandata, insegnata e imparata a memoria da milioni e milioni di ragazzi, vincolati a una 'scuola dell'obbligo' che ha soprattutto quell'obiettivo: forgiare le menti e controllare le conoscenze dei sudditi di ogni epoca. Questo libro intende sollevare dubbi e ipotesi, tanto 'alternative' quanto fondate e documentate, su una serie di vicende e di stereotipi storiografici relativi agli ultimi mille anni di storia occidentale. In qualche modo, può esser considerato un vero e proprio manifesto di quel movimento controstorico che, in questi ultimi tempi, si sta facendo strada. E che pietro ratto, con la sua attività di ricerca assolutamente indipendente e i suoi irriverenti saggi, ha contribuito non poco a sviluppare.
La storia è come un'arma. Come un fucile puntato contro la verità. La scrive chi vince, chi intende costruire e consolidare un potere. A questo scopo essa viene tramandata, insegnata e imparata a memoria da milioni e milioni di ragazzi, vincolati a una
Chi si avventura nella storia egiziana deve avere la capacità di leggere in filigrana i testi più disparati, scoprire a quali esigenze abbiano dato soddisfazione i monumenti e le opere d'arte, identificare quali strutture produttive portino a certi manufatti anche della quotidianità. Questa 'storia dell'antico egitto' si basa su premesse di questo tipo. La lunga presenza all'institut français d'archéologie orientale al cairo ha posto a grimal la responsabilità ultima di scavi e di ricerche, e la sua capacità di lettore in trasparenza di testi si applica, in questo volume, a precisazioni genealogiche, testi letterari e religiosi, dati di scavo, materiali archeologici, epigrafi celebrative, risultati di analisi scientifiche.
La storia del sacro romano impero è il cuore dell'esperienza europea. Nessuno prima di peter h. Wilson ne ha saputo restituire in modo così organico la vicenda millenaria, decisiva ed esemplare nonostante voltaire amasse sostenere che il «mosaico» imperiale non fu «né sacro, né romano, né un impero» e hegel ne descrivesse la costituzione come un edificio di pietre tonde che sarebbero rotolate via con una spinta. A partire dall'antefatto - la celebre incoronazione di carlo magno - per giungere al definitivo scioglimento sancito da napoleone nel 1806,
Il sudtirolo, una terra di frontiera e un paradiso turistico in cui due popolazioni sono destinate a convivere. Ma cos'altro sanno gli italiani di questa regione e della sua storia? Quasi niente e, peggio, l'hanno sempre capita poco. Sebastiano vassalli ripercorre in maniera lucida e tagliente gli snodi principali di un secolo ricco di contrasti, di 'fandonie storiche', di follie politiche: dal 1919, quando il trattato di st. Germain avanzò sul crinale alpino il confine con l'austria, stabilendo che i sudtirolesi diventavano loro malgrado italiani. Fino ai giorni nostri. In mezzo ci sono il fascismo, il nazismo, le bombe, i referendum e una stagione di tenebre in cui hanno perso la vita troppi uomini. Il protagonista di questa lunga storia è ormai vecchissimo, nato nel 1928, eppure continua ancora a muoversi indisturbato nel paesaggio scintillante di valli e città, a fare sentire la propria voce e a seminare zizzania. Attraverso una proposta concreta, questo libro invita a chiudere i conti con la storia e a separare una volta per tutte il passato dal presente, per guardare avanti.
Italia federale o italia nazionale? L'interrogativo, oggi di attualità, fu posto già agli albori del risorgimento. Anzi, alla vigilia dell'unità nazionale, la federazione italiana sembrava cosa fatta. Cavour aveva in progetto, infatti, di
Il sudtirolo, una terra di frontiera e un paradiso turistico in cui due popolazioni sono destinate a convivere. Ma cos'altro sanno gli italiani di questa regione e della sua storia? Quasi niente e, peggio, l'hanno sempre capita poco. Sebastiano vassalli ripercorre in maniera lucida e tagliente gli snodi principali di un secolo ricco di contrasti, di