Questo libro racconta la vita di alberto sed dalla nascita ai giorni nostri. Rimasto orfano di padre da bambino, alberto è stato per anni in collegio. Le leggi razziali del 1938 gli hanno impedito di proseguire gli studi. Il 16 ottobre 1943 è sfuggito alla retata effettuata nel ghetto di roma. È stato catturato in seguito, insieme alla madre e alle sorelle angelica, fatina ed emma. Dopo il transito da fossoli, la famiglia è giunta ad auschwitz su un carro bestiame. Emma e la madre, giudicate inabili al lavoro nella selezione condotta all'arrivo, sono finite subito nella camera a gas. Angelica, un mese prima della fine della guerra, è stata sbranata dai cani per il divertimento delle ss. Solo fatina è tornata, segnata da ferite profonde: ha assistito alla fine terribile di angelica ed è stata sottoposta agli esperimenti del dottor mengele. Alberto è sopravvissuto a varie selezioni, alla fame, alle torture, all'inverno, alle marce della morte. Ha partecipato per un pezzo di pane ad incontri di pugilato fra prigionieri organizzati la domenica per un pubblico di ss con le loro donne. Dopo essere scampato a un bombardamento, è stato liberato a dora nell'aprile 1945. Tornato a roma, superate le difficoltà di reinserimento, ha iniziato a lavorare nel commercio dei metalli e si è sposato. Ha tre figlie, sette nipoti e tre pronipoti.
I cinque agenti della scorta di aldo moro: chi erano e perché vivono ancora. «quando chiuderete le pagine di questo libro potrete dire di conoscerli e non potrete più dimenticarli. » - dalla prefazione di mario calabresi il 16 marzo 1978, in via fani, a roma, le brigate rosse rapirono aldo moro e uccisero i cinque uomini della sua scorta: oreste leonardi, domenico ricci, raffaele iozzino, giulio rivera e francesco zizzi, due carabinieri e tre poliziotti. Per decenni le attenzioni di storici e giornalisti si sono incentrate sulle figure dei terroristi, a cui sono stati dedicati articoli, libri, dibattiti e interviste, mentre le vittime venivano trascurate se non del tutto dimenticate. Lo storico filippo boni ha sentito il bisogno personale e civile di ricostruire le vite spezzate di questi cinque servitori dello stato e per farlo è andato nei luoghi in cui vivevano, a parlare con le persone che li avevano amati e conosciuti: genitori, figli, fratelli, e fidanzate a cui il terrorismo ha impedito di sposare l'uomo che amavano. In questo libro, boni ha raccolto le toccanti storie di vite umili ma piene di sogni e di affetti, restituendo così verità e memoria a quei corpi prima trucidati e poi dimenticati e al tempo stesso componendo uno straordinario affresco di un'italia semplice e vera, che resistendo alle atrocità della storia si ostina a guardare al futuro.
'quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo. ' come tanti sopravvissuti all'olocausto, per molti anni sami modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un'adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un'intera comunità spazzata via? Nato nella rodi degli anni trenta, un'isola nella quale ebrei, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, sami non conosce la lingua dell'odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all'improvviso si ritrova bollato come 'diverso'. E a tredici anni, nell'inferno di auschwitz-birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza. Al miracolo che lo porta fuori dal campo non seguono tempi facili: sami si ritrova in prima linea con l'esercito sovietico ed è poi costretto a fuggire a piedi attraverso mezza europa per poi giungere in un'italia messa in ginocchio dalla guerra. Dopo due anni di lavoretti malsicuri e pessimi alloggi, ma rallegrati dagli amici e dalla scoperta dell'amore, appena diciassettenne sami sceglie di nuovo di andarsene, questa volta in congo belga. Qui gli arriderà il successo professionale ma lo attendono nuovi pericoli, allo scoppio della guerra civile. La storia di sami modiano è una trama intessuta di addii e partenze alle quali lui ha sempre opposto la determinazione a riappropriarsi delle sue radici.
Questo libro parla di un luogo speciale dove ho trascorso la mia infanzia e dove, da giovane, ho mosso i primi passi lavorativi. Le vicende narrate all'interno di esso sono tutte realmente avvenute e di talune, ancora oggi, non si hanno delle vere risposte. È un luogo antico che porta dentro se stesso misteri, magia e figure leggendarie che prendono vita, alimentando la fantasia e talvolta la paura di chi vi ha vissuto. È la storia di diverse realtà familiari, del mutamento di un paese in perpetuo evolversi che si scontrava con le lotte per i diritti civili dei più deboli e le rigide regole contadine che vigevano allora. Nel mezzo di tutto ciò, in questo contesto bucolico e rurale, vi era un gruppo di ragazzi che con la loro complicità e le loro avventure hanno saputo abbattere ogni barriera sociale, consolidando nell'amicizia il più onorevole dei valori.
Questo libro parla di un luogo speciale dove ho trascorso la mia infanzia e dove, da giovane, ho mosso i primi passi lavorativi. Le vicende narrate all'interno di esso sono tutte realmente avvenute e di talune, ancora oggi, non si hanno delle vere risposte. È un luogo antico che porta dentro se stesso misteri, magia e figure leggendarie che prendono vita, alimentando la fantasia e talvolta la paura di chi vi ha vissuto. È la storia di diverse realtà familiari, del mutamento di un paese in perpetuo evolversi che si scontrava con le lotte per i diritti civili dei più deboli e le rigide regole contadine che vigevano allora. Nel mezzo di tutto ciò, in questo contesto bucolico e rurale, vi era un gruppo di ragazzi che con la loro complicità e le loro avventure hanno saputo abbattere ogni barriera sociale, consolidando nell'amicizia il più onorevole dei valori.
Gli orologi del diavolo, scritto con il giornalista federico ruffo, che per primo ha raccontato la storia di gianni in una sua inchiesta a presadiretta, è l'odissea di un uomo usato come esca e poi abbandonato dallo stato. Ma soprattutto è una vicenda incredibile, tesa ed emozionante come un thriller ma vera dalla prima all'ultima pagina. Gennaio 2005. Gianfranco franciosi, per tutti gianni, ha venticinque anni e un talento innato come meccanico navale. A bocca di magra lo conoscono tutti, le sue giornate trascorrono tra casa, cantiere e il ristorante di famiglia dove passa per litigare con il padre. Un giorno riceve una strana visita: due clienti offrono un anticipo da cinquantamila euro in contanti per un gommone velocissimo, con doppio fondo ed equipaggiato con radar e gps. Gianni si insospettisce, va alla polizia e accetta di aiutare gli investigatori a capirci di più. Sembra una cosa destinata a risolversi in fretta, invece gianni scivola in un gioco più grande di lui e, con il passare dei mesi, diventa un agente infiltrato a tutti gli effetti. Inizia così la sua seconda vita: quattro anni di viaggi in sudamerica per trasportare enormi quantità di cocaina, quattro anni di festini con i narcos e di riunioni di emergenza con la polizia, quattro anni di paura. Diventa fratello acquisito del boss spagnolo aurelio e guadagna una collezione di rolex ('uno per ogni affare che faremo insieme') ma al tempo stesso perde tutto: l'amore della sua donna, la famiglia, il lavoro. Persino la libertà, quando finisce in carcere vicino a marsiglia e ci resta quasi un anno perché bruciare la copertura vorrebbe dire condannarsi a morte. Quando finalmente la polizia conclude il più grande sequestro di droga mai avvenuto in europa, gianni è pronto a riprendersi la sua vita, ma aurelio sfugge all'arresto e vuole vendetta. È l'inizio di un incubo che continua ancora oggi: gianni deve rinunciare alla sua identità e sparire nel nulla.
Il 29 luglio 1983 la mafia uccide rocco chinnici, ideatore del primo «pool antimafia». Dopo decenni, caterina chinnici, la figlia - a sua volta giudice impegnata nella lotta alla mafia - sceglie di raccontare la loro vita «di prima» e la loro vita «dopo»: come lei, i suoi fratelli e la madre abbiano imparato nuovamente a vivere e siano riusciti a perdonare. L'unico modo per sentirsi degni di un padre e di un marito molto amato.
Giuseppe casarrubea ricostruisce il pensiero e l'azione di danilo dolci, poeta, educatore e attivista non-violento, protagonista originale e fuori dagli schemi della vita culturale e sociale del novecento italiano.
Un padre scomparso troppo presto, una madre dolce e orgogliosa, un'infanzia vissuta tra le difficoltà economiche e la gioia di vivere, un presente a volte doloroso, un desiderio di felicità e la voglia di comunicare il proprio mondo interiore. 'prego, non cestinare, c'è dentro la mia vita' è tutto questo: un fiume in piena di pensieri, ricordi, descrizioni di situazioni e sentimenti, vissuti in parte nella sua città, milano. Un flusso di coscienza in cui l'autore esprime la parte più intima di se stesso analizzando la propria vita, il proprio passato e il proprio presente, trasferendo su un foglio di carta tutte le sensazioni che affiorano alla sua mente; una confessione personale che mette a nudo tutta la sensibilità di un essere umano, con la speranza di fondo che il lettore possa arrivare a immedesimarsi nelle sue parole, giungendo a sovrapporre le proprie esperienze e le proprie sensazioni con quelle descritte.
Alberto ha 30 anni e di mestiere fa l'operaio. Da piccolo, come tutti i bambini, è stato battezzato nella chiesa del suo paese, ma oggi, da grande, non crede più in dio e non frequenta la chiesa. Un giorno, tornato dalla fabbrica, di fronte all'immagine televisiva di papa ratzinger che stringe la mano di george w. Bush inginocchiato davanti al pontefice, decide che è arrivato il momento di 'dire basta', e comunica ai genitori e ai parenti di voler uscire per sempre dalla chiesa cattolica. Ma come si può fare? A chi rivolgersi? Alberto in questo diario racconta la sua vera incredibile odissea.