'l'invisibile ovunque' racconta quattro vite nella grande guerra, saltando dal fronte italiano a quello francese e ritorno. Chi vive in queste pagine sa che 'niente uccide un uomo come l'obbligo di rappresentare una nazione' (jacques vaché) e adotta strategie per evadere dall'orrore. Qualcuno sceglie la sfida all'istituzione psichiatrica, accettando il rischio che la follia simulata diventi reale. Qualcuno si arruola negli arditi, scansando la vita di trincea, al prezzo di divenire un uomo-arma, pugnale con braccia e gambe che un potere futuro potrà usare a suo piacimento. Qualcuno cerca di nascondersi nelle pieghe della guerra, praticando l'umorismo e il paradosso, fantasticando piani grandiosi per assaltare il mondo che ha vomitato un tale abominio. Qualcuno coltiva l'utopia di un'invisibilità che renda impossibile agli uomini combattersi.
Estate rancida, nel mezzo di un paese guasto. Mettersi in viaggio è il miglior cardiotonico. Mettersi in viaggio allontana la tristezza. Mettersi in viaggio evita il peggio per il rotto della cuffia. Ogni volta che lo afferra la voglia di sparare ai passanti dal balcone, wu ming decide: tempo di partire. Lo scrittore coglie al balzo una palla da lacrosse e si proietta in canada. Québec, ontario, british columbia. L'america francese, anglosassone, indiana, l'america che non è stati uniti, patria di un multiculturalismo che brilla e scintilla ma mostra la corda. Un mese di visioni e pellegrinaggi, tra passato e futuro, vestiti pesanti di pioggia, piedi che affondano nella melma della storia o battono le terre dure delle riserve, sulle tracce di joseph brant e sua sorella molly. Una storia di tanti anni fa: joseph e molly, guide della nazione mohawk, nemici della rivoluzione americana, ancora odiati nel paese delle stelle-e-strisce, omaggiati ma avvolti di oblio nel paese della foglia d'acero. Da montreal alla sonnacchiosa québec, dall'arcipelago delle mille isole alla riserva delle sei nazioni, da brantford a vancouver (dove tutto è di più) si allunga la