Questo breve scritto, ormai considerato un classico della letteratura post-clandestina, racconta della retata nazista nel ghetto di roma, che nel volgere di una mattina si concluse con la deportazione di mille ebrei. Lettori e critici lo hanno giustamente accostato ai primi capitoli della
Attraverso la storia della rovina della propria famiglia narrata dalla giovane kazuko, il romanzo adombra l'epopea tragica dell'aristocrazia declinante nel giappone vinto e umiliato dalla guerra, e insieme propone la vivida e più vasta rappresentazione della desolazione spirituale di un paese che ha smarrito i valori della tradizione e va snaturandosi nell'incalzare di una civiltà industriale priva di idealità. Pubblicato nel 1947, un anno prima di annegarsi nel lago tamagawa a tokyo, osamu dazai consegnava un messaggio di disperata rivolta in cui si riconobbe e si identificò un'intera generazione quella che visse il disordine e lo smarrimento del dopoguerra, nonché la frustrazione precoce delle speranze in un rinnovamento radicale della società, una sofferenza esistenziale, il ribellismo e l'istinto di autodistruzione suggellati infine dal suicidio. Prefazione di donald keene.
Giovane siciliano laureato in legge, filippo rubè va a roma per iniziare la pratica dell'avvocatura e darsi alla politica. Acceso interventista, allo scoppiare del primo conflitto mondiale decide di arruolarsi. Terrorizzato dall'idea di avere paura, disperatamente alla ricerca di eroica consacrazione, si getta nella mischia, riportandone ferite e gloria. Ma ciò non basterà a placare le sue confuse e mai sopite ambizioni. Altrettanto inquieta e incerta è anche la sua vita sentimentale, divisa fra l'aristocratica mary, la giovane eugenia e la bellissima celestina. La sua esistenza procede così fra insicurezze economiche e fallimenti sentimentali, passioni politiche smodate e frustrazioni professionali, fino a un tragico epilogo segnato dalla follia. Ritratto di un uomo mancato che non riesce a realizzare né a soffocare le proprie aspirazioni, rimanendo in questo modo vittima della propria inettitudine, rubè è l'emblema di quella crisi di valori generazionale, sullo sfondo di una crisi politica nazionale che accomuna i protagonisti della letteratura italiana degli anni venti.
Né l'editore né lo stesso autore si attendevano, all'uscita de 'i misteri di parigi', lo sconvolgente successo che tutta la francia - e poi tutta l'europa - tributarono a eugène sue, che aveva ambientato negli inferi parigini un romanzo d'appendice: era invece un thriller ante litteram. Qualunque lettore si appassiona irresistibilmente alle gesta del principe rodolphe di gerolstein che cerca sua figlia fleur-de-marie. Da un tale successo il 'genere popolare' s'impose nella cultura e dell'editoria del tempo, e scrittori come balzac, hugo e dumas affidarono a questo genere i loro libri.
Venticinquenne, nel 1837 charles dickens inizia la pubblicazione a puntate di oliver twist su una rivista. Uscirà nel 1838. È un successo mondiale immediato - la prima traduzione italiana è già del 1840 - che proseguirà ininterrotto fino ai giorni nostri, con traduzioni, adattamenti per ragazzi, trasferimenti in altri media. Sarà dickens stesso a dare il via a un diverso uso del materiale del romanzo nelle sue tournée, che presenteranno rielaborazioni in forma quasi teatrale di scene ed episodi che, ritagliati dal contesto e dotati di una loro autonomia, suscitano un vero e proprio entusiasmo tra il pubblico. Incentrato sulle alterne fortune del piccolo oliver, il libro è una sorta di racconto fiabesco che sa descrivere la multiformità del mondo grazie anche a una mobilissima visione sottolineata dal continuo gioco di piani, che allarga e restringe il campo tra personaggi, classi sociali, società nel suo insieme; tra paesaggi rurali, panorami urbani, vie cittadine, caseggiati, botteghe e abitazioni. Un libro però che resta una grande favola e dove alla fine trionfa il principio del bene.
È anonimo l'autore che, nel 1829, dà alle stampe questo piccolo, gigantesco libro. Ma è inconfondibilmente victor hugo. Sono anni in cui il progresso sembra trasportare l'umanità intera, sul suo dorso poderoso, verso un futuro di pace, prosperità, ricchezza e fratellanza. Ma negli stessi anni si tagliano ancora teste davanti a un pubblico pagante, si marcisce in carcere, ci si lascia morire per una colpa non sempre dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. Hugo parla a nome dell'umanità, come sempre, e lo fa attraverso la voce di un uomo qualunque, di un condannato qualunque, di un miserabile che rappresenta tutti i miserabili di tutte le nazioni e tutte le epoche. Un crimine di cui non conosciamo i dettagli lo ha fatto gettare in una cella. Persone di cui non conosciamo il nome dispongono della sua vita, come divinità autoproclamate. Un'angoscia di cui conosciamo fin troppo bene la lama lo tortura, giorno dopo giorno, e gli fa desiderare che il tempo corra sempre più veloce. Verso la fine dell'attesa, venga essa con la liberazione o con l'oblio.
L'opera è divisa in due parti, composte a grande distanza di anni tra loro. In un borgo della mancia vive un povero hidalgo che, totalmente assorbito dalla lettura di romanzi cavallereschi, impazzisce e decide di farsi cavaliere errante. Datosi il nome di don chisciotte, scelta come dama una vicina che battezza dulcinea, parte sul suo ronzino che chiama ronzinante. Dopo numerose avventure finite male, preso come scudiero sancho panza, ritorna al villaggio. Riparte ben presto e si susseguono incontri e vicende che si concludono con un duello che don chisciotte perde e che lo vede costretto a tornare al villaggio. Cade ammalato e rinsavisce di colpo, ma dopo aver preso congedo dai suoi vecchi amici, muore. Il primo grande romanzo dell'età moderna nella traduzione di vittorio bodini, considerata ancora oggi un modello di limpidezza per la linearità con cui restituisce il lucido smalto della prosa di cervantes, e al tempo stesso di arguzia, per la resa esemplare di bisticci, battute e proverbi. Il volume comprende un'introduzione di vittorio bodini, una biografia dell'autore, una bibliografia essenziale degli studi sul chisciotte in italia e all'estero, un'originale interpretazione di erich auerbach e un affascinante
'tutti per uno, uno per tutti! ': il celeberrimo motto dei tre moschettieri è entrato a far parte del patrimonio fantastico di milioni di lettori di tutte le parti del mondo e di tutte le età. La storia è nota a tutti, anche grazie alle svariate riduzioni cinematografiche e parodie che ne sono state fatte.
Storia di un bizzarro esperimento scientifico, che innesta su un cane randagio moscovita l'ipofisi di un uomo, il racconto denso di avventure ironiche e grottesche di un animale che scopre il mondo con la sensibilità di un essere umano.
Fra tutti i romanzi di joseph roth, la ribellione (1924) è forse il più aspro e sconsolato. Siamo qui immersi nell'atmosfera torbida degli anni di weimar. Andreas pum, il protagonista, è un mutilato di guerra che ancora crede nell'ordine del mondo e degli uomini e sogna di gestire una rivendita di francobolli. Ma la sorte, dietro cui si maschera l'oppressione senza scampo esercitata dalla società, lo trasforma a poco a poco in un capro espiatorio, in un giobbe inerme, costretto a riconoscere l'onnipresenza del male. È questo un estremo delle oscillazioni di roth, al cui altro capo troveremo, alla fine, l'aura di grazia sovrana che investe la leggenda del santo bevitore. Ma i due estremi sono compresenti in tutta la sua opera, e ciascuno dà la forza all'altro.