«un fuoco vivo come non ne ho mai visti»: così è per franz kafka la giovane traduttrice ceca milena jesenská pollak, conosciuta a praga. A lei kafka comincia a scrivere nell'aprile del 1920, sul balcone della pensione ottoburg di merano, dove si era recato per un soggiorno di cura. Amici e amiche così descrivono milena: «fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti. Non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L'amore era per lei un che di chiaro, di ovvio». Prima di lei ci furono altre donne nella vita di kafka, ma nessun'altra riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, ma per l'incapacità di scendere a compromessi.
Una poesia d'amore è, per nâzim hikmet, un nucleo di emotività e di pensiero in cui occorre fondere tutti gli aspetti della vita. Poeta d'amore e contemporaneamente poeta di battaglie, la forza dei suoi versi, lontanissimi dal cliché del lirismo erotico, risiede proprio in un'inesausta partecipazione a tutto ciò che accade nel mondo. È così che, in un dettato poetico incandescente, nato dall'incontro tra dolcezza orientale e moderna asprezza dei ritmi occidentali, due culture e due modi di vivere si uniscono, in composizioni d'amore che sono sintesi magnifiche di due facce – quella lirica e quella epica – della personalità di hikmet e di ogni uomo.
Pensando al centenario del '21, in quattordici brevi anzi brevissimi capitoli, si affronta apertamente il problema, qui colto in vari aspetti, di come dante, accanto alle parole, non esiti ad usare parolacce come
Quando marcel proust mori, già celebre nel mondo, nel 1922, molti si precipitarono da colei ch'egli chiamava la sua 'cara céleste ', per ottenerne la testimonianza, i ricordi. Molti sapevano che solo lei (per essergli vissuta accanto negli otto decisivi anni della sua esistenza) deteneva verità essenziali sulla persona, sul passato, sugli amori, sullo sguardo sul mondo, sul pensiero, sull'opera di quel grande, geniale infermo. Céleste era il testimone principe, il centro di tutto. Ma per cinquant'anni rifiutò di parlare. La sua vita, diceva, se n'era andata con monsieur proust. Solo a ottantadue anni céleste albaret decise di concedere una lunga conversazione, raccolta nel libro, a georges belmont.
Sei brevi saggi scritti fra marzo e giugno 2020, nati dall'attualità ma con un respiro universale. La fragilità del corpo, la rimozione della morte, il valore del pubblico e del privato, il privilegio sociale e la sofferenza, l'uso del tempo, l'incontro con l'altro e i modi in cui ci mette in crisi e ci arricchisce: sono questi i temi su cui riflette zadie smith durante la primavera della pandemia e delle rivolte antirazziste negli stati uniti. Mescolando aneddoti personali, ricordi, suggestioni letterarie, idee politiche, non offre facili consolazioni o un semplice diario delle proprie emozioni, ma con la lucidità appassionata che da sempre contraddistingue la sua scrittura saggistica ci dà stimoli preziosi per un pensiero critico, solidale e fecondo in un momento così difficile della nostra contemporaneità.
Nell'immaginario di molti lettori la poesia d'amore si identifica con la poesia di jacques prévert. Ed è una fama meritata, questa, per il grande autore francese. In un secolo in cui la poesia, spesso e volentieri, ha scelto la cifra dell'oscurità e la strada di un'inevitabile distanza dal grande pubblico, prévert ha avuto il coraggio di andare controcorrente, di mirare dritto al cuore dei lettori, intonare la sua voce sul registro della sincerità e della spontaneità, adottando un linguaggio intessuto di una fitta rete di rimandi, giochi di parole e puntate ironiche. Ma la complessità del mondo prévertiano si estende anche al piano del contenuto e attraversa tutta la gamma del sentimento amoroso: dalla celebrazione della pienezza di un attimo fugace nei folgoranti flash di 'alicante' o 'paris at night', all'evocazione epico-tragica di un componimento come barbara in cui, nella profondità temporale del ricordo, il lamento per la pena d'amore si fonde con il frastuono della guerra e della storia.
Son sempre parole d'amore quelle del terzo libro di andrew faber, il poeta più amato dalle donne e dalle ragazze, acclamato in tanti reading in tutta italia, parole però cariche di un'emotività interiore, intima e quotidiana, caratteristica che lo contraddistingue dagli altri poeti performer di questi anni.
Chi è il corsaro nero, celebre personaggio nato dalla magica penna di emilio salgari? Egli è esistito realmente? Questo breve saggio propone una nuova ipotesi sull'identità del conte di ventimiglia, indagando sia con strumenti convenzionali, fra pubblicazioni, carte d'archivio, ricerche storiche e geografiche, sia con metodi insoliti, fra numismatica, filatelia, araldica, simbologia e storia dell'arte. Sempre però muovendo dall'elemento centrale: la saga letteraria dei corsari delle antille.
Son sempre parole d'amore quelle del terzo libro di andrew faber, il poeta più amato dalle donne e dalle ragazze, acclamato in tanti reading in tutta italia, parole però cariche di un'emotività interiore, intima e quotidiana, caratteristica che lo contraddistingue dagli altri poeti performer di questi anni.