Nei suoi articoli e nei suoi libri, come nella rubrica bananas, pubblicata quotidianamente sull''unità', marco travaglio segue con puntigliosa determinazione l'involuzione italiana. Da un lato tiene viva la memoria di un passato che i nostri potenti sembrano dimenticare con facilità sospetta, cambiando opinione e posizione con assoluta disinvoltura, nascondendo montagne di scheletri negli armadi, impermeabili al senso del ridicolo. Dall'altro resta tenacemente fedele ad alcuni principi elementari del vivere civile a cominciare dalla difesa della legalità e delle istituzioni e delle forme democratiche.
Pessoa compose questo breve dramma in una sola notte dell'ottobre 1913. In una stanza fiocamente illuminata, tre fanciulle vestite di bianco vegliano una loro coetanea. Prive di una identità e di una memoria, sono destinate a vivere una sola notte. Per potersi credere reali, sono costrette a parlare, a raccontarsi a vicenda i loro sogni, a inventarsi una vita possibile. Scrive tabucchi: 'forse la magia del marinaio dipende in gran parte dallo strano e straordinario uso dei modi verbali che pessoa, approfittando di tutte le potenzialità che la lingua portoghese gli offriva, ha impiegato nel suo dramma statico. Sullo smalto quasi klimtiano di questo linguaggio si è posata inevitabilmente una pellicola. La pellicola della traduzione'.
Secondo libro di fenoglio, 'la malora' apparve nel 1954, due anni dopo il fulminante esordio dei 'ventitré giorni della città di alba'. Vi si racconta, con un tono ruvido che nulla concede alla retorica e al sentimento, la vicenda carica di destino del giovane agostino che, morto il padre, va a servizio in un'altra cascina. Fenoglio conosceva bene la realtà umana delle colline di casa. Le vite elementari dei suoi personaggi, scandite dalla fatica e dal silenzio, dalla dignità e da speranze impossibili, sono come scolpite nella pietra di un linguaggio essenziale, e tuttavia profondamente partecipe che ha fatto dello scrittore albese uno dei 'grandi' del novecento.
Assassini seriali. Da vincenzo verzeni alla saponificatrice di correggio, dal mostro di firenze a donato bilancia e michele profeta, passando dai casi succo, stevanin e chiatti. Con piglio giornalistico e quasi in presa diretta, l'autore passa in rassegna la lunga galleria di casi avvenuti a partire dalla fine dell'ottocento sino ai giorni nostri. In un paese, l'italia, che resta tra i più colpiti dal fenomeno. Il disordine mentale, il dolore, la passionalità assassina, il bieco interesse, ma anche gli errori della scienza, le manipolazioni mediatiche, le intrusioni politiche, le reazioni dei familiari, la ferocia scatenata della folla.
Alessandro berselli sceglie la formula dell'epistolario (nei precedenti quella del diario e del racconto sceneggiato) ma, soprattutto, affonda il coltello di lettore e di narratore in un personaggio che nel romanzo ha poco più di qualche pagina. Ma molte responsabilità. Berselli estrae da né con te né senza di te la fi gura della madre di nicola, offre la voce narrante al diario di francesco (e in questo rispetta alla lettera la regola del sequel), ne sviluppa il personaggio che vendica l'amico nicola e tutte le vittime consenzienti e ignare di madri possessive, egopatiche e anaffettive. Ma ne diviene egli stesso vittima, in un inesorabile declino senza possibilità di appello.
Tim, a cui i compagni di scuola hanno appioppato il soprannome di timid, arriva a enton per trascorrere le vacanze con i nonni, proprietari dell'unico negozio di fiori della città. Dovrebbe essere un'estate tranquilla ma c'e qualcosa di strano a enton: nessuno, a parte i suoi nonni, coltiva fiori, neppure nel proprio giardino. E quando hunter, il proprietario della casa che sorge sulla collina al limitare della città, compra tutti i fiori del negozio e lo assume perché li pianti, tim scopre il segreto che circonda enton: nottetempo i fiori scompaiono. A rubarli sono i tregger, minuscoli folletti che provengono da taliis, un mondo fatato sull'orlo di una guerra civile che entra in contatto con la terra solo allo sciamare di una stella cadente.
Un'umanità di servi e signori abita un mondo pervaso da una magia sottile e inquietante, fra intrighi di corte e minacce di misteriosi pirati in grado di manipolare le loro vittime privandole di ogni forma di raziocinio e sentimento. Tra questi pericoli si aggira il giovane fitz, un 'bastardo' di stirpe reale, la cui sola consolazione è un magico e tenero legame con gli animali. Accolto a corte, fitz dovrà apprendere l'uso delle armi e le regole dell'etichetta, ma il suo destino è legato all'abilità di uccidere nell'ombra. Diventare un assassino vuol dire intraprendere un mestiere crudele e solitario, e soprattutto scoprire i propri poteri, lascito del sangue dei lungavista.
Un'umanità di servi e signori abita un mondo pervaso da una magia sottile e inquietante, fra intrighi di corte e minacce di misteriosi pirati in grado di manipolare le loro vittime privandole di ogni forma di raziocinio e sentimento. Tra questi pericoli si aggira il giovane fitz, un
Il 10 maggio 1996 una tempesta colse di sorpresa quattro spedizioni alpinistiche che si trovavano sulla cima dell'everest. Morirono 9 alpinisti, incluse due delle migliori guide. Con questo libro, l'autore, che è uno dei fortunati che riuscirono a ridiscendere 'la montagna', scrive non solo la cronaca di quella tragedia ma intende anche fornire importanti informazioni sulla storia e sulla tecnica delle ascensioni all'everest. Offre inoltre un esame provocatorio delle motivazioni che stanno dietro alle ascensioni ad alta quota, nonché una drammatica testimonianza del perché quella tragedia si poteva evitare.
Premio viareggio poesia 2005. Partendo da una drammatica vicenda, dalla prematura scomparsa di una persona amata, milo de angelis compone un'opera di impressionante vigore e sintesi attorno al tema del distacco e dell'addio, lungo i vari percorsi che un'esistenza compie nell'amore e nel dolore, fino alla notte totale. Nelle fasi di questo cammino, carico di richiami interni e di memoria, di echi emozionanti, il poeta lavora con tenace concretezza sul prefigurarsi della morte nei gesti e nelle cose della realtà quotidiana, cogliendone peraltro anche i momenti di lieve passaggio, di illusoria tregua o quiete quasi serena, che sembrano interrompere un irreversibile viaggio verso il nulla.