Serve un pizzico di follia per inseguire, nella vita, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia si sviluppa a sarajevo, in piena guerra fratricida della ex jugoslavia, nell'estate del 1992, quando i cecchini sono appostati dietro ogni persiana, le granate dilaniano interi quartieri, persino arrampicarsi su un albero può essere letale: c'è chi muore perché non ha saputo resistere alla tentazione delle ciliegie. Con la ferita di un matrimonio fallito ancora aperta, marco de luca è l'unico fra i suoi colleghi giornalisti ad aver accettato l'incarico di inviato per la televisione italiana in questo inferno. Raccontare la complessità dei balcani in novanta secondi al tg è impossibile, perciò non resta che denunciare l'inaudita barbarie. Come quella del bombardamento sull'orfanotrofio, dove marco si precipita a realizzare un servizio. Ma questa volta il filmato, paradossalmente, non ha nulla di drammatico. Come è possibile? In quella camerata piena di culle, marco è rimasto colpito da un particolare che nessuno ha notato: c'è un'unica bimba bruna, mentre tutti gli altri sono biondi. E proprio quella bimba bruna lo spinge a inseguire, con un pizzico di follia, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia, ispirata a vicende realmente accadute, ruota attorno a un formidabile atto d'amore che, a dispetto delle bombe e della burocrazia, si è potuto compiere grazie all'aiuto provvidenziale di due donne e alla determinazione incrollabile di un uomo.
Il libro nasce da una serie di conferenze e seminari sulla traduzione tenuti da umberto eco a toronto, a oxford e all'università di bologna negli ultimi anni e dell'intervento orale cerca di mantenere il tono di conversazione. I testi si propongono di agitare problemi teorici partendo da esperienze pratiche, quelle che l'autore ha fatto nel corso degli anni come correttore di traduzioni altrui, come traduttore in proprio e come autore tradotto che ha collaborato con i propri traduttori. La questione centrale è naturalmente che cosa voglia dire tradurre, e la risposta - ovvero la domanda di partenza - è che significhi 'dire quasi la stessa cosa'. A prima vista sembra che il problema stia tutto in quel 'quasi' ma, in effetti, molti sono gli interrogativi anche rispetto al 'dire', rispetto allo 'stessa' e sosprattutto rispetto alla 'cosa'. Dato un testo, che cosa di quel testo deve rendere il traduttore? La semplice superficie lessicale e sintattica? Troppo facile, ovvero troppo difficile, come si vedrà.
Gli scritti di questo libro sono apparsi tra inizio 2000 e fine 2005, negli anni dell'11 settembre, delle guerre in afghanistan e in iraq, dell'instaurazione in italia di un regime di populismo mediatico. Leggendoli ci si accorge che sin dalla fine dello scorso millennio si sono verificati drammatici passi all'indietro. È risorto il fantasma del pericolo giallo, è stata riaperta la polemica antidarwiniana del xix secolo, abbiamo di nuovo l'antisemitismo, si è riaperto il contenzioso tra chiesa e stato. Sembra quasi che la storia, affannata per i balzi fatti nei due millenni precedenti, si riavvoltoli su se stessa, marciando velocemente a passo di gambero. Questo libro propone di arrestare almeno un poco questo moto retrogrado.
La vigilia di natale, una tempesta di neve blocca un treno nella campagna inglese. Mr. Maltby, un anziano signore poco loquace e alquanto misterioso, afferra il suo bagaglio e si dilegua nella fitta nevicata, inseguendo, così è sembrato ad alcuni passeggeri, un'indistinta macchia biancastra apparsa all'improvviso oltre iil finestrino. Nell'incertezza della situazione, tra le deboli rassicurazioni del controllore e la crescente frustrazione per l'attesa che si prolunga, altre quattro persone decidono di abbandonare il convoglio e di raggiungere a piedi la vicina stazione di hemmersby. Dopo molto girovagare, tra campi innevati, insidiosi fossati e false piste, ormai allo stremo delle forze e delle speranze, i quattro personaggi si imbattono in una grande casa isolata e all'apparenza disabitata, nonostante il camino sia acceso e la tavola sia imbandita per il tè. Ma i nuovi arrivati non fanno in tempo ad ambientarsi che ecco giungere a valley house mr. Maltby assieme a uno strano figuro di nome smith, il quale ha tutta l'aria di essere un avanzo di galera. Inizia così morte nella neve, un giallo dalle atmosfere sinistre, ricco di colpi di scena e di rivelazioni repentine. Fra ritratti che sembrano animarsi, urla nella notte, lettere misteriose, porte cigolanti, cadaveri nella neve e assassini armati di coltello e martello. Un lungo brivido corre tra le pagine di questo classico della golden age della detective fiction inglese.
Uno scrittore prolifico come trollope - scrisse ben 47 romanzi -, non poteva sottrarsi al tema del natale. Così tra i suoi racconti (ne pubblicò ben tre raccolte), questi a tema natalizio non smentiscono la fama dell'amato scrittore inglese. «trollope è ai massimi del suo mestiere: È l'assoluto narrativo» - antonio d'orrico, sette - corriere della sera «se ci lasciamo andare alla forza narrativa di trollope siamo destinati ad averne dei doni inaspettati» - remo ceserani uno scrittore prolifico come trollope - scrisse ben 47 romanzi -, non poteva sottrarsi al tema del natale. Così tra i suoi racconti (ne pubblicò ben tre raccolte), questi a tema natalizio non smentiscono la fama dell'amato scrittore inglese di età vittoriana, attento alle dinamiche sociali e ai rapporti tra i sessi, dotato di una straordinaria capacità di parlare anche a noi lettori di quasi due secoli dopo. In queste storie si respira l'atmosfera del tradizionale natale inglese ottocentesco, fatto di vischio, enormi tacchini, giganteschi budini, gelidi castelli. Trollope si dimostra ancora una volta fine umorista e acuto psicologo, disegnando personaggi e situazioni che scrutano l'animo umano e finiscono per far sorridere il lettore. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta i coniugi brown decidono di trascorrere il natale a thompson hall, la dimora di famiglia; il viaggio si rivela più complicato del previsto, funestato da un potente mal di gola del signor brown, rallentato da peripezie ed equivoci su cui aleggia il sorriso benevolo dell'autore. Godibilissime le due storie d'amore, natale a kirkby cottage e il ramo di vischio, che vedono le protagoniste rifiutare le proposte di matrimonio di due devoti pretendenti. Perché poi? Forse non sono innamorate o si sentono costrette da obblighi sociali? Tutt'altro, come spesso accade nei romanzi di trollope l'orgoglio e i fraintendimenti giocano la loro parte; ma infine il buon senso tipico della borghesia vittoriana prevale aprendo la strada al lieto fine. Anche negli altri racconti di questa vivace raccolta, realismo, critica sociale e satira si combinano alla perfezione e il tema della guerra - tra due fratelli generali in fronti opposti e tra due cognati in lite familiare - si stempera nelle atmosfere che invitano alla pace e al perdono.
Il mostruoso pitone si è rimpossessato dell'oracolo di delfi, e questa è solo la prima delle minacce che apollo ha dovuto affrontare per ottenere il perdono di zeus e tornare tra gli immortali. «e se troviamo questi grifoni? » chiesi. «allora vi dirò come infiltrarvi nel covo dell'imperatore» promise la dea. Le guardai fisso. «ti sembra uno scambio equo? » «certamente! Perché, mio caro. Adorabile lester, dovrete per forza infiltrarvi a palazzo. Altrimenti non salverete mai gli altri oracoli. E tu non tornerai mai più sull'olimpo» tre malvagi imperatori vogliono ora conquistare tutti gli oracoli dell'antichità, per interrompere ogni comunicazione tra i semidei e le fonti di profezie necessarie a compiere eroiche imprese. Se gli oracoli cadranno sotto il dominio del triumvirato, il dio più bello e vanitoso dell'olimpo resterà per sempre imprigionato nel corpo di un insignificante sedicenne, lester papadopoulos! Con un piccolo effetto collaterale: l'umanità potrebbe essere distrutta. Il destino del mondo è nelle mani del dio del sole, della musica e della poesia, che potrà contare solo sull'aiuto della ninfa calipso e del semidio leo valdez, nonché sul potere esasperante dei suoi strazianti haiku.
Alec e ilana non si parlano da sette anni. Il divorzio è stato brutto, le emozioni in gioco crudeli, lui si è trasferito negli stati uniti dove è diventato famoso per i suoi studi sul fanatismo religioso, lei è rimasta in israele, si è sposata con un ortodosso da cui ha avuto una bimba. Alec e ilana hanno un figlio, boaz, disconosciuto dal padre nel corso del divorzio come atto di estrema offesa verso la moglie. Boaz è un adolescente difficile e, dopo svariati scatti di violenza, si fa buttare fuori da scuola. Così, dopo anni, ilana scrive ad alec per chiedergli aiuto. Attraverso le lettere emergono i diversi personaggi che si delineano nettammente, mostrando i differenti volti della società israeliana.
Sebastian croll ha undici anni, grandi occhi verdi, lineamenti delicati ed è sospettato di aver brutalmente ucciso ben stoker, suo compagno di giochi, fracassandogli il cranio con un mattone e nascondendone il cadavere in un angolo di fitta vegetazione di barnard park. Il ragazzo è alla stazione di polizia di islington quando viene raggiunto da daniel hunter, il legale che ha l'incarico di difenderlo, e che ha alle spalle una vita intera dedicata a occuparsi di minori: quindicenni accusati di aver sparato a compagni di gang, adolescenti dediti al crimine per qualche grammo di droga. Mai, però, un ragazzino cosi giovane, praticamente un bambino. Sebastian sembra tutto fuorché l'autore di un omicidio tanto atroce: è eccezionalmente bello, ha uno sguardo intelligente e i modi rispettosi e beneducati. Gli indizi, tuttavia, sono tanti, i testimoni anche e l'atteggiamento di sebastian non aiuta certo a fugare i dubbi. Incalzato dalle domande della polizia, il bambino muta abilmente versione ogni qual volta viene messo di fronte a nuove evidenze. Con l'aria più innocente riesce a trarsi fuori dalle trappole tese dagli inquirenti durante il lungo interrogatorio. E la domanda rimane aperta: è l'assenza di malizia, propria solo dell'età dell'innocenza, che lo guida o la lucidità di chi è già capace di mentire, rielaborare e manipolare senza rimorsi e sentimenti? Un thriller psicologico che trascina il lettore nella zona d'ombra che non risparmia nemmeno l'età dell'innocenza.
Sarah è a servizio a longbourn house da quando era bambina, ma non si è ancora rassegnata a certi compiti ingrati quali lavare la biancheria e svuotare i pitali dei signori. Questa pesante routine senza svaghi la opprime: non vuole accontentarsi di mandare avanti la casa d'altri come mrs hill, la governante, fa da sempre. Perciò, quando un giorno di settembre mr bennet assume a sorpresa un nuovo valletto, la gioia per la novità è grande. James ha il fisico asciutto e gli avambracci scuriti dal sole. Lavora di buon umore, fischiettando, ed è gentile, ma dà poca confidenza. Sembra sapere tante cose, eppure sul suo passato è stranamente vago. Ama i cavalli e dorme nel solaio della stalla: li, su una mensola, ha dei libri e, sotto il letto, una sacca scolorita piena di conchiglie. È un mondo intero quello che apre per sarah, una nuova geografia di orridi, vallette in fiore e campi di battaglia. Ispirato al non detto di 'orgoglio e pregiudizio', 'longbourn house' ricostruisce con tono brioso la vita della servitù nell'inghilterra di inizio ottocento, facendo emergere tra le righe la fatica e le disuguaglianze su cui si reggeva il bel mondo. All'interno di questo affresco storico, che oltre alla campagna dell'hertfordshire include la spagna sconvolta dalle guerre napoleoniche e i porti commerciali sull'altra sponda dell'atlantico, jo baker dona pensieri ed emozioni autentici alle ombre che nel celebre romanzo di jane austen si limitavano a passare sullo sfondo rapide e silenziose.
Nel corso degli ultimi 50 anni la shoah si è trasformata in un soggetto completamente tabù e sacralizzato, un avvenimento che occupa sempre maggior spazio nella misura in cui si allontana nel tempo. Sottratta di mano agli storici onesti - che rischiavano di 'banalizzarla' (crimine supremo) - la shoah, anno dopo anno, ha abbandonato il campo del razionale per entrare a pieno titolo in quello del 'mistero' - per non dire della 'religione'. In tali circostanze, ed in particolar modo a partire dagli anni '60, non sorprende affatto che un buon numero di approfittatori abbiano sfruttato a loro vantaggio un filone che a buon titolo considerarono 'promettente', arrivando a calarsi in vite che non appartenevano loro, inventando deportazioni immaginarie e raccontando bugie, fantasie ed esagerazioni al mondo intero. Al posto dell'indifferenza e dello scherno, questi personaggi ottennero quello in cui più speravano: la riconoscenza mediatica e sociale, che andava di pari passo con il denaro. Il lavoro di anne kling si attesta nel novero dei libri di denuncia e vi relazionerà sui casi più eclatanti di psico-mitologia olocaustica degli ultimi 50 anni.