Bernardo caprotti è l'imprenditore che ha portato all'eccellenza i supermercati in italia. Ne ha fatto un caso di rinomanza internazionale, nel settore. A 81 anni ha deciso di rompere il suo riserbo (niente interviste, niente fotografie, poche apparizioni pubbliche, tanto lavoro) e in questo libro-denuncia racconta ciò che ha dovuto subire per mano delle coop. Dai primi contatti con il gigante 'rosso' della grande distribuzione fino alle polemiche degli ultimi mesi, il fondatore di esselunga ricostruisce un confronto pluridecennale scambiato fino a poco tempo fa per normale concorrenza ma che, secondo l'autore, aveva il solo scopo di far sparire la sua azienda dal mercato.
Venezia, fine del cinquecento: una città tentacolare e spietata in cui anche i muri hanno gli occhi, il doge usa il pugno di ferro e il sant'uffizio sospetta di tutti e non ci pensa due volte a mandare a chiamare un poveraccio e a dargli due tratti di corda. La serenissima osserva, ascolta e condanna. Anche ingiustamente. Ed è proprio per sfuggire a un'accusa infondata che michele, giovane muratore, è costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la sua bella moglie bianca, appena diciassettenne. Bandito da venezia, rematore su una nave che vaga per il mediterraneo carica di zecchini e di spezie e senza speranza di ritornare a breve, michele vivrà straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del sultano. Per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovrà farsi uomo astuto, coraggioso e forte. Nel frattempo, bianca rimane completamente sola in città, tra i palazzi dei signori e il ghetto. Il suo temperamento tenace e orgoglioso dovrà scontrarsi con prove se possibile più dure di quelle toccate a michele, e incontri non meno terribili e importanti l'attendono nel dedalo di vicoli e calli, tra i profumi intensi delle botteghe di speziali, quello del pane cotto nel forno di quartiere, il torso dell'acqua gelida in cui lavare i panni e i pagliericci pidocchiosi che sono il solo giaciglio per la povera gente.
Giulio, detto maigret perché delle inchieste del commissario è un accanito collezionista, vive nella tenuta dei san vittore. Il padre è il fattore della proprietà, la madre è una cuoca esperta di raffinatezze casalinghe. Quasi di fronte a ogni evento, giulio-maigret si domanda come si comporterebbe il commissario, ma il processo mimetico non è mai in lui totale al punto di annullare la distanza dal suo eroe di carta: il ragazzo è sempre vigile a non perdere il senso di realtà. Ma un giorno, vuoi per l'incertezza dell'alba invernale, vuoi perché la noia del paesino è divorante, vuoi perché l'episodio è particolarmente vivido e singolare, il piccolo maigret non riesce più a sottrarsi alla sensazione di un vero mistero. Un uomo ha buttato qualcosa di ingombrante nel canale, proprio in prossimità della chiusa; e quell'uomo è salito trafelato e guardingo sullo stesso pullman che sta portando il piccolo maigret a scuola, ed è sospettosamente coperto di un lacero impermeabile sul vestito elegante. Giulio-maigret dimenticherebbe, ma da quel momento i fatti, le coincidenze lo incalzano: insomma, proprio come accade al vero maigret, nella banale atmosfera quotidiana si respira qualcosa di nuovo che accende l'intuito. E che introduce in una 'storia confusa di soldi, di cadaveri inesistenti, di paura e di maialini senza coda' piena di personaggi che risultano tanto sorprendentemente bizzarri quanto erano all'inizio sorprendentemente quotidiani.
Uno scheletro spunta dalle acque del lago kleifarvatn, a sud di reykjavík, nel punto in cui il bacino si sta prosciugando per cause non chiarite e la sabbia rivela i suoi segreti. A trovarlo è una giovane idrologa addetta ai rilevamenti: la polizia, al telefono, inizialmente pensa a uno scherzo. Si tratta dei resti di un uomo, databili intorno agli anni sessanta del novecento. Lo scheletro è legato a uno strano apparecchio di fabbricazione sovietica, in apparenza una ricetrasmittente. Nel cranio c'è un foro, grande come una scatola di fiammiferi. Omicidio o suicidio? Delle indagini è incaricato il solitario e spigoloso agente erlendur sveinsson, che per ragioni personali è ossessionato dai casi di persone scomparse, soprattutto se ignorati dai più e lontani dai clamori della stampa. Come sempre, erlendur è affiancato dai colleghi sigurður Óli ed elínborg, mentre nell'ombra lo aiuta il suo ex capo, marion briem, ormai in pensione. Gli indizi sono scarsi, le tracce confuse, tuttavia un elemento decisivo emerge con forza: la scomparsa dell'uomo è collegata in qualche modo a una rete spionistica del patto di varsavia, che operava ai tempi della guerra fredda, quando il territorio islandese era considerato strategico dal punto di vista militare e ospitava una grande base nato americana. Ma lo spettro del comunismo si aggira ancora per l'islanda? Per trovare la risposta, erlendur dovrà disseppellire rancori mai sopiti, ideologie tradite e amori indimenticati.
Una terribile tempesta colpisce l'isoletta di little tall island davanti alle coste del maine, sconvolgendo la sua piccola ed efficiente comunità. Nei giorni in cui l'isola rimane tagliata fuori dal mondo, assieme alla furia degli elementi si scatena anche qualcos'altro. Qualcosa che nessuno vorrebbe mai vedere. Un efferato assassino armato di un bastone dalla testa ringhiante di lupo, dopo avere seminato dolore, morte e distruzione tra tutti i membri dell'ordinata, esigua collettività, se li troverà in fine di fronte, ridotti a un gregge tremante. Allora detterà le sue condizioni ed esprimerà una tremenda e sconvolgente richiesta, che costringerà ognuno a guardare nell'abisso della propria anima.
Rabbino americano, yehuda berg spiega il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche della cabala, 'l'argomento più trendy nel campo della spiritualità e dell'autoaiuto'. Da sempre considerato di difficile comprensione, il sapere della cabala è qui reso accessibile a persone di ogni ceto, di ogni età e di tutte le fedi. Secondo l'autore questa misteriosa e antica saggezza, che fonda le sue radici nella tradizione ebraica, può svelare i segreti dell'universo, dare una risposta a ogni domanda del lettore, risolvere ogni dilemma.
Corinne è una giovane donna con una famiglia, una boutique avviata, dei progetti e un fidanzato. Con lui decide di trascorrere una vacanza in kenya. Ma l'incontro con lketinga, un guerriero masai, cambierà la sua vita per sempre. I due non hanno nulla in comune, si capiscono a stento. Eppure, senza esitare, corinne abbandona tutto e si trasferisce in quella che per quattro anni sarà la sua nuova patria. Oggi corinne hoffmann vive in svizzera con napirai, la figlia che ha avuto la lketinga.
Il nichilismo, la negazione di ogni valore, è anche quello che nietzsche chiama 'il più inquietante fra tutti gli ospiti'. Si è nel mondo della tecnica e la tecnica non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità. Fa solo una cosa: funziona. Finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità, libertà, senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita l'età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l'età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell'esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non 'lavorano' più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un 'noi' motivazionale. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai 'riti della crudeltà' o della violenza (gli stadi, le corse in moto). C'è una via d'uscita? Si può mettere alla porta l'ospite inquietante?
Joyce, in questi suoi quindici racconti - considerati tra i capolavori della letteratura del novecento - compone un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali della vita umana: l'infanzia, l'adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Fa da cornice a queste vicende dublino, con la sua aria vecchiotta, le birrerie fumose, il vento freddo che spazza le strade, i suoi bizzarri abitanti. Una città che, agli occhi e al cuore di joyce, è in po' l'emblema di tutte le città occidentali del suo tempo.
Pubblicato a puntate nel 1861 sulla rivista 'vremja', è il primo grande romanzo di dostoevskij dopo il ritorno dalla deportazione in siberia. 'umiliati e offesi' è costruito secondo i moduli del romanzo d'appendice in cui colpi di scena, intreccio, estrema inquietudine dei personaggi, tempi narrativi ora bruschi, ora trattenuti, danno vita a una narrazione d'effetto, spesso avvolta nel mistero. L'autore schiera i suoi personaggi su due fronti, secondo una contrapposizione netta tra vizi e virtù, luce e tenebre. Tuttavia, di là dall'epopea avventurosa, la sua capacità di soffrire insieme con i singoli personaggi, l'intensità dei sentimenti che egli infonde, conferiscono una tensione continua a questo romanzo di relazioni impossibili e d'amore.