Il protagonista di questa storia si chiama robin. Si è laureato a cambridge ma, da più di quattro anni, sta preparando il dottorato a coventry. Un clima di catastrofe planetaria imminente riverbera nella vita privata di robin, nel male oscuro che lo abita e che lui abita: allude a quella tesi di cui nessuno ha mai visto un rigo e ulcera il ricordo di un amore lontano e mai dichiarato che lo tortura come il primo giorno.
Akakij akakievic basmackin è un mite impiegato, deriso dai colleghi, copiatore di lettere ad un ministero, così povero da dover risparmiare un intero anno per potersi far fare un nuovo cappotto dal sarto. La felicità di sfoggiarlo dura un solo giorno: la sera stessa viene assalito e derubato del suo bene prezioso. La polizia lo tratta malamente e non riesce neppure una colletta tra i colleghi. Dopo pochi giorni akakij akakievuc muore di disperazione e di freddo.
Due bambini orfani vengono affidati alle cure di una giovane governante. Il clima iniziale è di idilliaca serenità, poi nella vicenda iniziano a insinuarsi le misteriose presenze di due servitori, ormai morti, che nella convinzione della governante hanno corrotto i bambini, e altri segnali inquietanti. I servitori sono davvero fantasmi? I bambini sono corrotti o innocenti? L'istitutrice è una visionaria? Molti critici hanno tentato di rispondere a queste domande. In realtà è proprio questa ambiguità il risultato a cui tendeva lo scrittore: fare del mistero lo strumento per costruire il più inquietante dei racconti.
In un'assolata domenica d'estate una bambina ascolta per caso una conversazione della madre, e la sua vita cambia per sempre: i genitori hanno avuto un'altra figlia, morta ancora piccola due anni prima che lei nascesse. È una rivelazione che diviene spartiacque di un'infanzia, segna il destino di una donna e di una scrittrice.
State per scoprire come ogni evento, voluto o no, si verifichi grazie alla più potente delle leggi universali, la legge dell'attrazione. Una legge che si basa su alcuni principi semplici ed essenziali. Si tratta dell'entusiasmo nel perseguire uno scopo, il sentirsi pronti per un impegno spirituale profondo, lavorare sodo e ogni giorno per ottenere un certo risultato e il ringraziare sempre l'universo sentendo gratitudine nel cuore.
Vecchio stregone sioux, alce nero racconta il periodo più tragico della storia del suo popolo e ci trasmette la sua estrema «visione di potere», compendio di una sapienza che sfugge ai persecutori bianchi. «
Il 27 dicembre 1904, il teatro duke of york di londra mise in scena la commedia 'peter pan. The boy who wouldn't grow up' dello scrittore scozzese barrie. Fu un trionfo. Ma anche l'inizio di un equivoco. Le successive rielaborazioni letterarie operate dallo stesso barrie offuscarono infatti la carica 'demoniaca' del testo teatrale. L'androgino peter incarna l'immaturità, l'archetipo di un 'complesso' che affligge una consistente parte di individui moderni (tanto che c'è stato chi ha definito il fenomeno 'sindrome di peter pan'). È anche il simbolo svolazzante del sogno utopico, come vita e come nulla. Viene qui tradotto per la prima volta in italiano il testo teatrale che ha dato origine al ciclo di peter pan. Si ha così l'occasione di scoprire un testo profondo e complesso, a volte ironico, estremamente bello, lontano dal classico stereotipo del 'libro per bambini'.
'tra i libri che ho scritto, l'inglese, lezioni semiserie è quello che ha mostrato più spirito di indipendenza. ' scrive beppe severgnini. 'i lettori ne hanno fatto ciò che hanno voluto: un pamphlet sulla lingua del mondo, un gioco, una provocazione, un saggio di antropologia linguistica, un testo scolastico, un divertimento per quelli che l'inglese lo sapevano già, una speranza per quanti volevano impararlo. ' questa vitalità ha convinto che occorreva un aggiornamento. L'inglese cambia in fretta: pensate al linguaggio di internet o alle semplificazioni dell'inglese d'america. Nel libro troverete esercizi, cacce all'errore, indovinelli, analisi di opuscoli surreali, valutazioni di follie idiomatiche al limite del virtuosismo.
'dove andate? ' istanbul. Confine di trieste, ore 16, vento di nordest. Il poliziotto sloveno confronta i ciclisti sbucati dal nulla con le foto segnaletiche sui loro passaporti. Altan francesco, 58, vignettista. Rigatti emilio, 47, professore. Rumiz paolo, 53, giornalista. I tre matti in mutande aspettano davanti all'autorità costituita, si godono l'effetto della loro risposta demenziale. Sanno che l'uomo in divisa deve calcolare in fretta molte distanze anomale. Primo, tra la lentezza delle bici e la lunghezza della strada, duemila chilometri. Secondo, fra la rispettabile maturità dei viaggiatori e le loro sacche da globe-trotter. Terzo, tra la nobiltà della meta finale e la miseria che c'è in mezzo, i balcani.