Un altro capolavoro di walter moers magistralmente in equilibrio tra il brivido e la risata, tra l'orrido e il ridicolo, tra lo schifoso iperbolico e il grottesco, tra la citazione colta e la demenzialità più sublime. Malfrosto venne sempre più vicino, si fermò infine davanti al cratto, si chinò su di lui e l'osservò, a lungo e spietatamente. Il vento gli faceva fremere l'ossuto collare e gli occhi scintillarono di scoperta e maligna soddisfazione di fronte alle evidenti sofferenze d'una creatura in procinto di tirare il calzino. Il puzzo di ammoniaca ed etere, di zolfo e petrolio, di acido prussico ed essenza cadaverica penetrò come un fascio d'aghi affilati nel sensibile nasino di eco, ma lui non si spostò d'un dito. «mi fa la carità, signor accalappiastreghe municipale? » gnaulò miserevolmente. «ho una fame tremenda». Lo sguardo di malfrosto s'accese di lampi ancor più demoniaci, e un largo ghigno gli comparve sulla facciaccia pallida. Sfoderò l'indice lungo e secco per solleticare le costole sporgenti di eco. «sai parlare? » domandò. «dunque non sei un gatto qualunque, ma un crattino. Uno degli ultimi esemplari della tua specie». Gli occhi di malfrosto si strinsero quasi impercettibilmente. «che ne diresti di vendermi il tuo grasso? »se mefistofele si trasferisse a zamonia, lì, tra pellestrelli e uova ponzanti, scarpolufi saccenti e shockkie innamorate, fantasmi cotti e mummie ciclopiche, lupi fogliosi e vedove candide, quasi sicuramente assumerebbe le sembianze di succubio malfrosto, l'accalappiastreghe municipale. E il sinistro figuro, eccellente alchimista e signore incontrastato della desolata città di sledwaya, dove «chi è malato è sano e chi è cattivo è buono», forse cercherebbe di prendere per la gola eco, novello faust, cratto talentuoso ma sul punto di morir di stenti, promettendo al suo palato i paradisi dell'arte culinaria, in cambio, semplicemente, del suo. Grasso. Età di lettura: da 12 anni.